Padre Johannes è nato in Austria, vicino Linz, nel 1978. Dopo «un’infanzia meravigliosa in campagna» (p. 18), il diploma e un’esperienza di vita in Australia, è entrato in seminario ed è stato ordinato sacerdote nel 2004. Ha ottenuto la licenza e un dottorato in teologia presso la Facoltà teologica di Lugano. Nel 2014 è stato nominato vice-rettore del seminario Leopoldinum di Heiligenkreuz, presso Vienna.
Da allora però ha intrapreso una serie impressionante di viaggi e pellegrinaggi a piedi che lo hanno portato, ad esempio, dall’Europa fino a Gerusalemme e ritorno, camminando attraverso 26 paesi e percorrendo un totale di circa 14.000 km, ben documentati da video e fotografie.
Amante del silenzio e della meditazione, l’inquieto «vagabondo di Dio» nel 2018 ha iniziato una vita eremitica sulle Alpi Cozie, non lontano da Torre Pellice, in Piemonte, dove ha costruito e decorato l’Eremo sant’Onofrio, una vera baita in legno e pietra, con tanto di cucina, cappella, un bel giardino e una piccola serra.
Di tutto questo e di molto altro si occupa il suo libro, che è una sorta di piccola autobiografia in 12 capitoli intensi, in cui un ragazzo degli anni 70 racconta la sua storia. E le ottime ragioni che lo hanno portato ad andare contro corrente e a riscoprire, nel pieno della contemporaneità, la freschezza e il sapore unico della parola del Vangelo.
Oggi padre Johannes vive beato nel suo eremo, dove celebra la «messa in latino», e continua la sua ricerca spirituale e la sua opera di evangelizzazione attraverso un attivissimo canale Youtube in cui possono visionarsi alcuni dei suoi pellegrinaggi (nel 2018 sulla Via alpina, nel 2024 sul cammino dei cappuccini nelle Marche). E soprattutto la sua quotidianità, fatta di studio e preghiera, ma anche tanto lavoro materiale e frequenti camminate sui monti.
Come si intuisce, la sua attività non è solo spirituale e di meditazione, dovendo gestire, da monaco-agricoltore, un orto e un eremo più o meno in situazione di volontaria «autarchia». Padre Johannes è altresì un ottimo apologeta e un documentarista ben attrezzato dal punto di vista tecnico, che fornisce molti video formativi sul web, in varie lingue, con milioni di visualizzazioni e si dedica alla redazione di articoli e saggi.
Non solo su vicende personali si diffonde l’eremita, ma anche sul cambio d’epoca che ha vissuto in prima persona nel Tirolo austriaco dell’ultimo mezzo secolo. In cui, come nell’intero Occidente del resto, «l’ottimismo e l’entusiasmo» alla moda dopo la guerra e il Concilio, avevano fatto credere che si era vicini a «conquistare nuovamente il mondo» a Cristo, mentre fu «il mondo moderno» a conquistare la Chiesa (cf. p. 22).
Il ritmo della narrazione è sereno e tutto è descritto come se si trattasse di un diario spirituale pensato per i posteri, con la consapevolezza di fondo che senza la riscoperta di una Luce gentile, l’umanità sbanderà ancora una volta per colpa del mito fondatore della modernità: il mito del progresso (senza Dio).
Un racconto godibile e pieno di insegnamenti, condito da tanto humour e saggezza, che dirà molto a giovani e meno giovani. E forse inciterà qualcuno a riscoprire la via antica e sempre nuova, dell’ascesi, dell’eremitismo e del pellegrinaggio come metafora dell’esistenza.
Johannes M. Schwarz, La voce di un silenzio sottile. Un cercatore di Dio racconta, Edizioni Terra Santa, Milano, 2024, pagine 272, euro 24.