
L’elaborazione del lutto di una persona cara è processo lento, personale, faticoso e doloroso, che non contempla forme esteriori o collettive; l’inserimento del Defunto in specifiche categorie – mania dei tempi moderni – non rende più agevole tale elaborazione.
Rinunciando quindi ad inquadrare la figura di Papa Francesco avvalendoci di una o più definizioni, emerge con insistenza in molti la tensione verso il futuro: la spinta a rendergli invece un grato omaggio non con le parole ma con i fatti, mettendo in pratica le sue esortazioni forti ed inequivocabili, seguendo il suo esempio e attuando la virtù dell’ascolto.
Pochissime sono state le figure degli ultimi decenni – religiose, politiche, intellettuali, artistiche, ecc. – a fare scattare questo meccanismo: voler ricordare il Defunto seguendo nella pratica quotidiana il suo magistero, attuato senza risparmiarsi, in tutti i possibili campi dell’attività umana.
Papa Francesco “ha combattuto la buona battaglia”. Anche se questo sembra un ossimoro, egli rimarrà una pietra d’inciampo che tuttavia continuerà paradossalmente a tracciare la via.