Dopo molti decenni trascorsi in Europa, prima a Parigi e poi a Madrid, un paio d’anni fa Mario Vargas Llosa era tornato a vivere in Perù. All’improvviso la sua vita, ormai declinante, aveva cambiato direzione: la malattia, la vecchiaia incipiente e anche l’addio alla terza moglie Isabel Preysler (che in precedenza era stata consorte di Julio Iglesias) l’avevano spinto a tornare a casa. In quella stessa patria che aveva polemicamente abbandonato nel 1990, dopo la cocente sconfitta sofferta contro Alberto Fujimori nelle elezioni presidenziali.
Vargas Llosa era tornato a vivere a Lima, riabbracciando gli affetti più cari: i figli Alvaro, Gonzalo e Morgana, i nipotini e persino l’ex seconda moglie Patricia, con la quale aveva vissuto per cinquant’anni, dal 1965 al 2015. Don Mario sapeva di essere giunto alla fine della corsa: soffriva di una forma di leucemia che si era aggravata nel 2022, quando era stato contagiato dal Covid. E del resto a 88 anni suonati si è consapevoli che la candela sta per spegnersi. Così, benché malato, il Premio Nobel ha trascorso gli ultimi mesi di vita in una specie di viaggio della memoria nel suo Perù e nei luoghi della propria adolescenza e giovinezza, che sono anche molti dei luoghi che compaiono nei suoi romanzi migliori.È tornato ad Arequipa, la città sulle Ande che l’ha visto nascere il 28 marzo del 1936, e poi è andato nel Nord, a Piura, dove ha vissuto un paio d’anni con la madre e il nonno e dove ha frequentato il collegio salesiano Don Bosco. A Piura, fra l’altro, ha ambientato uno dei suoi romanzi migliori, La casa verde, uscito nel 1966; nonché alcune scene della sua ultima opera, Le dedico il mio silenzio, pubblicata nel 2023 e arrivata in Italia l’anno scorso (per Einaudi).
All’inizio del 2025, in compagnia del figlio maggiore Alvaro (nella foto), Mario Vargas Llosa ha voluto ripercorrere anche le strade di Lima dove molti decenni fa (in alcuni casi più di mezzo secolo) aveva ambientato le storie che gli hanno dato fama, successo, gloria: La città e i cani, Conversazioni nella Cattedrale, Zia Julia e lo scribacchino. Le stesse strade dove si svolge gran parte del suo ultimo libro, la storia di uno sfortunato intellettuale che cerca invano di farsi strada nel mondo della cultura studiando e promuovendo la musica criolla e afroperuviana; non l’opera migliore della sua imponente produzione letteraria ma comunque un signor romanzo che adesso, fin dal titolo, assume il ruolo di testamento spirituale dello scrittore. E così, documentata dalla fotografie che il figlio Alvaro ha pubblicato su Twitter, la “Memory Lane” ha condotto Vargas Llosa nelle strade caotiche e fatiscenti del quartiere La Victoria, dove in La città e i cani i cadetti del collegio militare andavano in libera uscita in cerca di avventure femminili. Poi nei locali della stessa scuola castrense, il Colegio Leoncio Prado (nella foto a fianco), che lo scrittore frequentò per un paio d’anni quand’era adolescente. E ancora davanti all’edificio di via Alfonso Ugarte, ormai fatiscente, che un tempo ospitava il bar La Catedral, immortalato nel suo romanzo forse più iconico e famoso. E ancora nel teatro Marsano del quartiere di Miraflores, dove è andato in scena un adattamento del suo romanzo Chi ha ucciso Palomino Molero?
L’ultima foto pubblicata da Alvaro Vargas Llosa su Twitter risale a fine marzo, quando il padre ha compiuto 89 anni ed è stato festeggiato dalla famiglia. Don Mario appare provato dall’età e dalla malattia ma sorridente, sereno. Poi le sue condizioni si sono aggravate e domenica 13 aprile è terminata la parabola terrena di uno dei giganti della letteratura del XX secolo. Vargas Llosa ha scritto la parola “fine” alla sua ultima opera laddove tutto era cominciato e il cerchio si è chiuso. Definitivamente.

Isabel Prysler non fu sua moglie. Anzi, pare che fu proprio il rifiuto di Vargas Llosa di sposarsi (e di fare della vispa Isabel la futura marquesa viuda) ed accelerare la rottura. Isabel parlò poi anche della tremenda gelosia (!) di don Mario…