
Nicolas Gauthier è una persona e un collega di valore. Non solo conosce a menadito musica (dal rock confidenziale ai varietà radiofonici), cinema (da Stanley Kubrick a Max Pécas) e letteratura, ma può andar fiero di essere stato, dalla metà degli anni ’80, fra i più assidui interlocutori e amici di Jean-Marie Le Pen. E’ questa l’origine del suo libro Le Pen comme vous ne l’avez jamais lu (ed. Déterna).
L’ombra di Eric Zemmour
Più che un lungo discorso, un aneddoto indica l’affetto reciproco che l’unisce alla famiglia più odiata [ a giudicare dal tripudio in piazza per la sua morte e per la devastazione della sua tomba – NdT] di Francia. Nel 2022, quando il fenomeno Eric Zemmour minaccia il Rassemblement National, tutta la destra o quasi è riunita per il compleanno di Boulevard Voltaire. Verso le ore 21, approfittando dell’aria fresca, Nicolas Gauthier e chi scrive, fumavano bevendo vino rosso. Arriva Marine Le Pen, fende la folla, si sottrae sorridendo ai seguaci in cerca di selfies e a cortigiani che già la danno per finita.
Solo una volta lei si ferma prima di entrare: per abbracciare, come si fa solo con gli amici veri, chi ha conosciuto il tradimento di Bruno Mégret, lo scisma del 2002, l’arduo passaggio del potere dal padre alla figlia e, ormai, le defezioni verso Reconquête [il movimento di Zemmour, NdT] … e non ha mai tradito, mai deviato… nemmeno si è mai iscritto. Ciò rende la misura di una persona ben più che la prefazione di un libro, dove Gauthier umilmente ammette che negli anni ’80ù ha quasi sconfessato l’amicizia con la “belva immonda” [sinonimo di Le Pen per i suoi nemici politici – NdT] parlando con un taxista “mediterraneo”, che si rivelerà un… fautore del Menhir!
Il profeta inascoltato
Queste interviste rivelano il vero Le Pen e come, infine, il passaggio all’eternità lo cambi. Capace di sfumature, sottile, colto, esuberant, incline alle frasi ad effetto, quindi esagerate, ma anche capace di citare statistiche e grandi autori. Di fronte a lui Nicolas Gauthier, paziente e amichevole, gli fa definire certi punti, gli offre certe prospettive e lo lascia comportarsi… da profeta. Infatti, se una cosa colpisce il lettore di questa notevole compilazione di interviste, è l’incredibile preveggenza di Le Pen.
La dittatura atlantista
Dalla campagna del 2002 e dalla partita Francia-Algeria, aveva previsto le enclaves straniere e la fine della mitica “convivenza”. Costruzione di carceri, legittima difesa dei poliziotti, magistratura parziale, necessaria fine del paternalismo coloniale, correlazione tra insicurezza e immigrazione: su tutto ciò Le Pen ha avuto ragione troppo presto. Ha difeso la sovranità degli Stati contro la dittatura atlantista; la fratellanza reale più che l’antirazzismo dei pappagalli mediatici; la Francia che lavora contro l’ossessione autostradale e le ammende comminate alla gente perbene…
Il questionario di Proust
Si leggano le sue risposte al questionario di Proust o l’intervista alla moglie Jeannie, che qui parla dell’uomo che conosce e ama, un Le Pen, integro, sincero, divertente, romantico, verticale e simpatico, eccellente danzatore, colto come ormai non si usa più, ottimista e allegro, che canta fin dalla prima colazione: un ricordo che serra la gola.Ogni anno la stampa ci riparla dello “zietto razzista”, ma in queste pagine dense d’intelligenza, di chiarezza e speranza, nonostante i venti contrari, affiora un personaggio ben più reale, più familiare: un nonno leggendario, che muore vecchissimo, ma senza aver rivelato ogni suo segreto, che si ama per immense qualità, pur con immensi difetti, e a un’altezza cui si spera, un giorno, di elevarsi grazie alle circostanze. Leggete subito queste interviste illuminanti: non lo rimpiangerete.