
Sembrerebbe che Simone Berni, debuttando sotto le insegne delle milanesi Edizioni Aspis nella narrativa d’invenzione con il libro intitolato “Bibliokiller!”, in cui la letterarietà prende per la prima volta il sopravvento sulla sua esuberante, ben nota e leggendaria erudizione bibliofila, abbia tutt’altro che ‘pasticciato a vento’ (per stare nella fabbrica del Goldoni) scrivendo di un misterioso ‘libro nero’ destinato ad agitare le vite dei numerosi personaggi che hanno avuto la ventura di saggiarne il contenuto e che, in vario modo, popolano gli spazi delle città o dei piccoli paesi, veri o soltanto verosimili, che fanno da sfondo alle sue avventurose narrazioni, in bilico tra pura investigazione e la più classica dimensione fantastica e parascientifica della nostra storia letteraria.
Personaggi come scrittori acclamati dalla critica (tranne una rara avis sagacemente dubbiosa) o non ancora baciati dal successo editoriale, portieri d’albergo ambiziosi, bibliotecarie gelose dei propri documenti (pronte, cioè, a tradire la loro primaria funzione professionale d’intermediazione culturale), eruditi locali sospettosamente diffidenti (e poteva essere diversamente?), ricercatrici di campanellini cimiteriali, coltivatori di fichi dei sultani o rare rose lilla che crescono in un solo giardino, e poi, ancora, adolescenti che, negandosi al fascino e al potere ipnotico degli smartphone, si scoprono accaniti lettori di almeno un libro, l’unico peraltro a loro disposizione, oppure genitrici ‘avvisate’ ma tutt’altro che salvate!
Insomma, un vortice di accadimenti e colpi di scena quelli ben congegnati da Simone Berni, capace di imbastire un ritmo così incalzante alle sue pagine da spezzare il fiato ai lettori che partecipano, all’unisono, ai terrori e ai tremori di Bella Percey Shiller, Sam Bennet, Mr. Rahn, Mr. Riffle, ecc. ecc., cioè la folla eterogenea di prim’attori e comprimari già evocata; un Autore il Nostro, che peraltro non facciamo fatica a riconoscere nel grande e accanito collezionista di libri gialli, pronto ad arredare il proprio appartamento d’infinite librerie a parete che traboccano di centinaia e centinaia di libri, dagli economici a quelli di maggior pregio, ma tutti egualmente necessari al proprio benessere perché capaci di cambiargli la vita.
Per sempre.
Un libro, “Bibliokiller!”, in cui il punto d’interpunzione assertivo che perentoriamente campeggia nel titolo di copertina suggerisce il tono generale del racconto, predisponendo l’attenzione dei lettori verso una lettura tutt’altro che rassicurante o consolatoria della contemporaneità, una lettura magari pronta alla critica di certo furore ideologico e tecnologico che dapprima brucia i libri e poi li vieta, nella vana illusione che sia sufficiente conoscere la moringa per dimorare in felicità in una nuova Shangri-la!