
Oltre i dazi, ci sono le regionali di primavera. La composizione degli interessi americani e di quelli di Unione Europea e delle nazioni continentali è legata a fattori plurimi, sui quali la politica e la mediazione diplomatica può intervenire, a condizione di trovare “coincidenze astrali” anche con mercati e quadro geopolitico cangiante.
Bene dunque l’impegno del premier Giorgia Meloni con il complicato viaggio negli Usa, per mostrare ancora una volta la centralità dell’Italia nel contesto internazionale. Subito dopo, però, bisognerà concentrarsi sulle prossime regionali: sono il grande laboratorio della destra di governo, che in quegli enti ha i budget per confrontarsi con l’emergenza sociale e quella connessa della sanità, nonché con le leve che alimentano innovazione e mondo produttivo
Le partite non sono tutte aperte: in Veneto e Puglia i giochi sono fatti. La destra eleggerà il nuovo doge (della lega o di Odi cambia poco), nel Tacco d’Italia il successore di Michele Emiliano sarà Antonio Decaro, un passaggio di testimone dentro il Pd. Anche in Toscana il contesto è favorevole al campo largo.
La Campania
Restano le complicate sfide in Campania e nelle Marche. Nella Regione di Enzo De Luca il centrodestra ha solo una possibilità: infilarsi nelle divisioni interne del campo largo, per proporre una candidatura competitiva o quantomeno di prospettiva. Dopo il decennio deluchiano, la destra o il centrodestra ha una proposta di governo per una grande regione del Sud? E’ il momento di presentarla agli elettori.
Le Marche
Nelle Marche, Francesco Acquaroli è stato uno dei primi governatori melograni, simbolo di una stagione di incessante crescita di consensi. Ora ha uno sfidante tosto, Matteo Ricci, campione del delle europee. Per vincere il centrodestra deve sparigliare, allargare e includere un pezzo di terzo polo e di mondo civico.
Il risultato finale?
Per dirla con numeri calcistici, la Schlein sogna alle regionali un 4-1 (perdendo solo il Veneto e prendendo le Marche), la destra potrebbe accontentarsi del 3-2 (conservando Veneto e Marche), a condizione di stare in partita, pur in posizione di svantaggio, in Campania e Puglia.
Tirando le somme
La stagione meloniana ha grandi chance di proseguire a lungo. Ma la durata di una esperienza politica originale e unica in Europa passa anche dal consolidamento o dal rinnovamento della classe dirigente. Che, al tempo dei partiti meno strutturati, passa dal selezionare il ceto politico nei percorsi elettivi. A partire dalle regioni. E questa missione dovrà essere una delle priorità dei vertici di Via della Scrofa.