
Nervi, suggestivo borgo marinaro di Genova, con la sua passeggiata Anita Garibaldi, scavata negli scogli, che biscia l’insenatura. C’è la cinquecentesca Torre Gropallo, chiamata nei tempi lontani “del fieno”, dall’erba secca bruciata per fare segnali di fumo e avvertire le incursioni dei pirati, i corsari dell’ammiraglio ottomano Dragut. E sul muro scrostato una targa recente, ancora vivida, che rimanda a un evento dell’ultima guerra.
Il Francesco Crispi, piroscafo del Lloyd Triestino requisito nel 1941 e adibito al trasporto truppe, il 19 aprile 1943 viene intercettato dal sottomarino britannico Saracen. Tre siluri lo colpiscono, lo squarciano e affonda nei pressi di Punta Nera, isola d’Elba. Solo 10 gg prima aveva compiuto il tragitto Livorno Bastia trasportando un battaglione di Alpini, eludendo gli attacchi nemici.
Lunga diatriba sul numero delle vittime ma tra loro almeno un 200 o 300 erano Granatieri di Sardegna, destinati alla guarnigione nella Corsica occupata nel 1942. Ogni numero una persona, una storia. Chi rimasto chiuso nella cabina, per la porta sbarrata dal disastro, spara nel tentativo di aprirla. Chi aggrappato a rottami galleggianti, alla deriva e nell’acqua gelida, aspetta i soccorsi. Uno si affida a una medaglia d’argento delle Vergine, altri a immaginette sacre accettate alla partenza magari con alterigia, sufficienza. Chi stremato dal freddo, in ipotermia cade nell’incoscienza, rinuncia alla lotta e si abbandona…
E il mare diventa madre e rimanda i figli a casa, le sue onde carezze che li sospingono. Sono corpi di ragazzi uccisi da altri ragazzi che, di lì a poco, forse avrebbero fatto la stessa fine. Un gioco assurdo e terribile.
La targa celebra il nerviese Augusto Argentino, detto Agù, che ha operato una pesca misericordiosa. Ha curato il ritorno alle madri delle salme dei Granatieri, degli Artiglieri, trascinati dalle correnti su questa riva rocciosa.
Tanti i corpi sparsi nella riviera ligure, anche quello di una crocerossina. Tra loro Averardo, granatiere richiamato, il suo cadavere recuperato sulla spiaggia di Chiavari, lontanissimo dall’impatto, quasi volesse cercare di giungere a vedere il figlio che stava per nascere. Una bambina che sarà chiamata Everarda e non conoscerà il padre. Lui identificato dal portafoglio che aveva ancora addosso con le foto dei suoi cari. L’altro figlio, all’epoca sei anni, ricorda il funerale con il picchetto d’onore dei Granatieri.
Sconvolgimenti dolorosi nelle famiglie per gli strappi avuti. Alcuni di Perugia hanno scoperto la tomba del loro congiunto a Oneglia dove era approdato il corpo solamente dopo 60 anni!
Nel 2015 l’ingegnere Guido Gay con un Rov, il robot subacqueo “Punto Palla”, ha localizzato il relitto del Crispi, a 500 metri di profondità e a poca distanza, ironia della sorte, la carcassa dello scafo del suo predatore, successivamente autoaffondato per evitare la cattura.
E l’equipaggio del sottomarino che fine ha fatto? Sparpagliato nei rivoli sanguinosi della guerra. Quattro marinai morti subito nelle operazioni di trasbordo, secondo la testimonianza della corvetta Euterpe. Parecchi condotti e reclusi nel campo di prigionia sul lago di Bracciano, due finiti nel lager di Dachau. Durante gli spostamenti con il treno sono stati anche bombardati dagli aerei degli Alleati ad Allerona, vicino ad Orvieto, e uno ucciso. Altri dopo l’Armistizio riusciranno a fuggire e raggiungere le linee amiche.
Questa sera in mare ci saranno, come sempre, le lampare dei pescatori. E laggiù nella notte sembreranno lumini accesi a onorare quei soldati. Sono trascorsi tanti anni e il ricordo è importante. È come un lungo cordone ombelicale che unisce le generazioni.
‘…raggiungere le linee amiche’. Quali?