
I dazi di Trump sono pesanti – in certi casi si parla del 50% – e colpiscono anche la Svizzera. Ma ci stupiamo?
L’Europa fa un protezionismo finto elegante: le sue barriere sono sanitarie, ambientali, burocratiche. La Cina chiude i mercati dietro giustificazioni come “sicurezza nazionale” e “sviluppo armonioso” e obbliga le aziende straniere a condividere know-how e tecnologie. Altro che libero mercato…
Lunghe ombre all’orizzonte
Trump è stato chiaro: volete vendere in America? Allora fate spazio anche ai nostri prodotti, o pagate pegno. In questa farsa globale, che somiglia sempre più a un dramma, c’è chi vede lunghe ombre all’orizzonte.
Per lo storico Alessandro Barbero la nostra epoca somiglia a quella che precedette il 1914: alleanze incerte, corsa agli armamenti – anche economico – che potrebbe sfociare in un grande scontro. La guerra mondiale cominciò così. Oggi ci sono dazi e sanzioni al posto delle cannonate, ma i cannoni l’Europa li prepara.
Gli Stati Uniti non vogliono più trainare il mondo col loro debito e col loro potere d’acquisto. Per decenni, economie come quella tedesca, cinese, giapponese, italiana, hanno vissuto esportando negli Usa, mentre i consumi interni restavano compressi. Ora Washington dice: “La festa è finita”.
I compromessi cominciano
La Germania medita un piano di investimenti pubblici da mille miliardi. Anche la Cina, prima o poi, dovrà accettare che di solo esportazioni non si vive. Indignazione, proclami, minacce di ritorsioni? Roba buona per rassicurare gli elettori, come nel teatro Kabuki, dove maschere feroci celano paure vere. Poi, dietro le quinte, cominceranno i compromessi. Infatti nessuno può permettersi una guerra commerciale a tutto campo.
Vince chi muore meno povero
I dazi di Trump potrebbero costringere altri Paesi ad abbassare le barriere, negoziare su basi nuove, smascherare chi è stato più abile di altri sotto l’etichetta fasulla del “libero mercato”. Ma i dazi non possono essere tutto e il contrario di tutto. Non si può allo stesso tempo usarli per fare cassa, rilocalizzare l’industria e negoziare migliori condizioni commerciali.
Qualcosa andrà sacrificato. Gli equilibri degli ultimi 50 anni non reggono. Gli Usa vogliono tornare al protezionismo. Gli altri devono o adattarsi o resistere. Fasi come queste non sempre finiscono bene.
Tutto, mi sembra, piuttosto condivisibile. Ma nel 1914 i popoli, i media, i letterati ecc. traboccavano di nazionalismo. Oggi non mi pare proprio. Macron fa lo sbruffone, ma quanti francesi d’oggi lo seguirebbero?