Nel settembre del 1973, Cattabiani manda nelle librerie italiane “I viali di circonvallazione”, la terza opera di Modiano, come i romanzi precedenti ambientata nella Francia dell’Occupazione nazista e premiata Oltralpe con il Grand Prix du romain de l’Académie Française.
Modiano, nato il 30 luglio del 1945, ha 27 anni (anche se per tanti anni ha dichiarato di essere nato nel 1947) ed è già una delle più promettenti voci della nuova narrativa francese.
Il suo primo romanzo, “La Place de l’Etoile”, edito da Gallimard nel 1968, si era aggiudicato il Prix Roger Nimier.
L’accostamento con Nimier, del resto, non è casuale, ma certificato da Giacomo Antonini nella bandella de “I viali di circonvallazione”: «Senza concedere nulla ai falsi problemi delle paleo-neo-avanguardie né agli ideologismi politici – scrive Antonini, critico letterario e agente segreto, i cui rapporti con Nimier sono stati raccontati da Enio Bruschi in “Giacomo Antonini e Roger Nimier : ussari d’Italia e di Francia” (Apice libri, 2021) – Modiano si apparenta a quegli scrittori che, come Nimier, reagirono negli anni Cinquanta alle passeggere mode letterarie del tempo, affidandosi soltanto al proprio talento narrativo».
Nel luglio del 1976, è lo stesso Cattabiani a tradurre per Rusconi il quarto romanzo di Modiano, “Villa Triste”, titolo italiano anche nell’edizione francese essendo il romanzo, portato sul grande schermo da Patrice Leconte, ambientato in un’estate agli inizi degli anni Sessanta su un lago dell’Alta Savoia.
Cattabiani lo definisce nei risvolti di copertina «uno dei più convincenti e originali scrittori della sua generazione, felicemente libero da mode e scuole letterarie».
In realtà, precisa, Modiano presenta delle affinità con Pierre Drieu la Rochelle, un autore che Cattabiani conosce perfettamente, avendone peraltro tradotto diverse opere, oltre alla fondamentale biografia scritta su di lui nel 1958 dal belga Pol Vandromme.
Nel 1979, Rusconi edita “Via delle botteghe oscure”, titolo che si riferisce alla romana via delle Botteghe Oscure, dove per un breve periodo lo scrittore francese abitò, romanzo con cui si era appena aggiudicato il prestigioso Prix Goncourt.
È la consacrazione definitiva e per Cattabiani una scommessa vinta, una delle tante, anche se non nasconde lui stesso una certa sorpresa: «Sorprendente che a vincerlo sia stato uno scrittore schivo e appartato, lontano da Scuole e Ideologie».
Cattabiani, nelle alette del romanzo, torna a sottolinearne le vicinanze «tematiche e di stile» con Drieu «nell’angosciante discesa negli inferi di un presente vissuto nella sua dimensione assurda. Nei suoi romanzi si colgono echi dell’ambiguo e disperato dandysmo del Drieu La Rochelle di “Fuoco Fatuo” e “Che strano viaggio”, ma fusi nel gusto ironico-mondano di Paul Morand e filtrati attraverso la disinvoltura triste degli “ussari” di Roger Nimier».
I suoi personaggi sono quasi sempre solitari, enigmatici, misteriosi, precari, investigatori nell’animo che si muovono come in trance in una Parigi reale eppure immaginaria, onirica, stralunata.
Sono uomini e donne alle prese con identità incerte e il tempo che passa, perennemente alla ricerca di una memoria di cui ogni traccia sembra persa.
Persone senza storia o intente a ricucirne troppe. È la famiglia perduta uno dei nodi irrisolti della poetica di Modiano: cognome italiano, il padre Alberto è un ebreo di origini toscane e la madre, Louisa Colpijn, un’attrice belga.
«Sono nato il 30 luglio 1945, a Boulogne-Billancourt, allée Marguerite 11 – ha raccontato lo scrittore – da un ebreo e da una fiamminga che si erano conosciuti a Parigi durante l’occupazione».
Arrestato nel 1943 dai nazisti, il padre – grazie a buoni rapporti coltivati con gli ambienti della collaborazione – se la cavò.
Un’infanzia e un’adolescenza, quella del giovane Patrick, segnate irrimediabilmente proprio dall’assenza dei genitori, un vuoto che paradossalmente gli ha permesso di riempire le pagine di oltre trenta romanzi e di collaborare a importanti sceneggiature, come quella di “Lacombe Lucien”, film del 1974 diretto da Louis Malle candidato al premio Oscar come migliore film straniero.
Gli editori italiani, nei decenni successivi, se lo sono a lungo conteso: dopo un’unica pubblicazione con Feltrinelli nel 1987, “Domeniche d’agosto”, tre con Lantana tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, “Riduzione di pena”, “Fiori di rovina” e “Primavera da cani”, uno nel 1990 con Frassinelli, “Viaggio di nozze”, e uno con Guanda nel 1997, “Dora Bruder”, nel 2017 si è celebrato il matrimonio con Einaudi, che oggi conta una dozzina di opere.
Matrimonio, va sottolineato, consumato dopo l’aggiudicazione del Nobel della Letteratura, avvenuta nel 2014.
Ben altra sfida aveva affrontato Cattabiani, nel lanciare il ragazzo introverso e riservato che Modiano in fin dei conti è rimasto, malgrado il successo: un uomo allergico a qualsiasi forma di mondanità e restio a concedere interviste, che vive in una vecchia casa nei pressi dei Jardins du Luxemborug, circondato dai libri, i suoi veri compagni di solitudine.
(Per chi volesse approfondire la figura di Giacomo Antonini è in uscita l’interessantissimo volume di Enio Bruschi,”Quella storia così strana. Per una biografia di Giacomo Antonini”, prefazione di Mimmo Franzinelli).
Grazie delle preziose informazioni e degli spunti di lettura. Mi domando come mai l’opera prima, visto il successo dell’autore, non sia mai stata tradotta in italiano?