
Che l’eutanasia da parola collegata direttamente al «nazismo» e alla soppressione delle «vite indegne di essere vissute» sia divenuta uno slogan dei «fautori del progresso» è ormai una verità nota a tutti.
E molti paesi d’Occidente sembrano fare a gara per andare sempre oltre, nella violazione della sacralità e della «dignità intangibile della vita umana» (papa Francesco): tra essi il Canada e in particolare la sua provincia del Québec hanno avuto il ruolo storico di battistrada.
Pochi giorni fa, la «Commissione sulle cure del fine-vita» del Québec ha pubblicato il suo ultimo «rapporto quinquennale» per il periodo 2017-2023. I dati, al di là delle posizioni di ognuno, dovrebbero far riflettere tutti per poi correre ai ripari. Fin de vie : le Québec dresse un bilan sur 5 ans – Genethique
Sul mezzo milione di abitanti del paese, coloro che in soli 5 anni hanno fruito della legge sul cosiddetto «Aiuto medico a morire» (AMM) sono stati «14.417» e con un ritmo crescente, passando dal «1,9 al 6,8%» del totale dei decessi del paese.
Nel 2018-2019, le eutanasie ufficiali e «legali», all’interno di strutture mediche pensate per guarire o per curare, sono state «1294». Invece, nel 2022-2023, sono giunte al picco di «5213». Ovvero, in soli 3 anni, le richieste di morte, realizzate da medici «caritatevoli», sono più che quadruplicate.
E la ragione, in assenza di nuove malattie che potrebbero spiegare l’incidenza delle domande di «morte dolce» è chiara agli stessi autori del dossier. I quali parlano senza timore di «normalizzazione progressiva» del percorso medico di «cura del fine vita». Quale sia la cura, quando un medico predispone un farmaco letale o inietta un veleno nelle vene di un paziente, è poco chiaro, ma non fa nulla: almeno si libera un letto d’ospedale per chi, al momento, presenta patologie meno gravi.
Secondo il dossier, tra le richieste di «farla finita», sono drasticamente aumentate quelle causate da sofferenze «di natura psichica», sebbene la maggioranza di coloro che richiedono l’eutanasia presenta altresì dei «dolori fisici».
Come se nulla fosse, la Commissione ammette che l’aumento delle domande è da mettere il relazione con «la percezione delle persone» di essere diventate «un peso per la famiglia, gli amici» o per le stesse «strutture che li ospitano».
L’orribile pratica eutanasica, secondo chi la promuove, come da noi il Pd e i radicali, ha l’obiettivo di sopprimere il dolore, sopprimendo coloro che lo patiscono. Ma è un serpente che si morde la coda. Perché è proprio l’esistenza di leggi che favoriscono la «dolce morte» e non la dissuadono in nulla, a spingere il paziente a sentirsi «un peso per la società»: quindi è la stessa legge che dovrebbe risolvere i problemi a crearne di nuovi.
Infatti il rapporto afferma candidamente che la domanda di eutanasia da «rara eccezione pietosa», come è sempre stata propagandata dai suoi sostenitori, è divenuta «una opzione» considerata normale nell’ambito del «fine vita».
«In media» sottolinea il rapporto «la morte è stata amministrata» circa «25 giorni dopo che la domanda è stata formulata». Tempi già fulminei. Addirittura, nel «3,3% dei casi» l’eutanasia è stata concessa «il giorno dopo la richiesta». Il giorno dopo!
Si tratta dunque di una corsa verso la soppressione che è aberrante vista la complessità di ogni caso umano e i numerosi episodi di «ripensamento» noti alla letteratura scientifica, a seguito del miglioramento delle condizioni. Ma evidentemente, se «dare la morte» diventa una «prassi medica» prima ci si libera del «problema» e meglio è.
Lo stesso linguaggio adottato dai protocolli («cura» per «soppressione», o il barbarico «aiuto a morire») crea dei pericoli di «percezione», specie nei ragazzi, nei ceti più deboli e nelle persone sole. A che serve che l’Onu abbia stabilito per ogni settembre un’ipocrita «Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio» se i suoi stessi uffici, sono poi implicati nella legittimazione di politiche di eutanasia su larga scala?
E come dissuadere il giovane, canadese o italiano, dall’unica scelta «senza ritorno» se, a termine, tutti gli ospedali d’Occidente avranno dei padiglioni dove si cura e dei padiglioni dove si ammazza?
Il mondo occidentale ha troppi vecchi malati. E qualche energumeno si oppone all’eutanasia?