A pranzo da Mario. Solito pasto a ostacoli: ormai a tavola non si aggiunge un posto, ma una cornetta. Quella che un tempo era la sacra pausa, nel tintinnio di posate, ora è area di pastura dei call center. Tutti chiamano: e non c’è registro delle opposizioni che tenga. Arrotolare spaghetti è come se ricaricasse il telefono. Che torna puntuale a suonare.
Mario, oltre che un ottantenne ragazzo barbuto e canuto di lungo corso, è un signore gentile. Sa di storia come pochi, ma col presente si coniuga a fatica. Lui balbetta timidi no: e intanto la pasta gli si raffredda. Ci provano i fornitori di energia elettrica. I colossi della telefonia gli offrono giga su giga.
«Troppo vecchio» risponde: lui, la parola l’associa all’antica danza, non all’unità di misura delle esistenze mediatiche… Gli propongono un’assicurazione sulla vita. Lui dice di non sapere che farsene, visto che la vita la trascorre a rispondere al telefono. «Quando chiamerà nostro Signore, spero che trovi occupato». Trova il tempo di dire, prima dello squillo seguente.
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