Basta quel Sabbenerica, con cui il Presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco saluta la sala stampa di Ca’ Giustinian, per risolvere in sintesi la sua Biennale numero due. Sabbenerica per intorcinato filologico e linguistico è un saluto di benedizione che lega lingue araba e siciliana. Come a dire quanto sia inutile mettere confini nel corpo dei popoli. Come a dire quale sia la cifra della presidenza di Pietrangelo Buttafuoco: abbattimento dei confini, mistica della Bellezza, filosofia del dialogo, invasione dell’anima nel corpo. Una presidenza che al primo giro di gondola ha impresso alla Biennale un corso di continuità nella discontinuità.
Le conferme di nomi come Alberto Barbera (Biennale Cinema) e sir Wayne McGregor (Biennale Danza) e poi la scelta di Carlo Ratti (Biennale Architettura), Koyo Kuoh (Biennale Arte 2026) e Caterina Barbieri (Biennale Musica) o la sorprendente nomina di Willem Dafoe (Biennale Teatro) sono sì nel segno di vocazione avanguardistica della Biennale ma rispondono alla visione Buttafuoco: costruire il futuro con i piedi ben saldi sul passato.
Il futuro firmato Buttafuoco si chiama rinascita della Rivista della Biennale e affidarne la direzione al raffinato esegeta dell’anticonformismo Luigi Mascheroni, polarizzazione sull’Archivio Storico diretto da Debora Rossi, costruzione di un ponte con l’Oriente, così dentro la linfa dell’Europa, portando la Biennale sulle tracce di Marco Polo. E si chiama Biennale della Parola, progetto cominciato quest’anno con la lettura del Vangelo di Giovanni di Meister Eckart. Proprio a partire dalle straordinarie giornate della Biennale della Parola sembrano prendere via e vita le Biennali Teatro (31 maggio/15 giugno), Danza (17 luglio/ 2 agosto) e Musica (dall’11 al 25 ottobre). Amore, Logos ed Essere, Bene e Male, Anima e Corpo sono stati i temi delle serate dedicate al Vangelo giovanneo: dicotomie e sintesi per un farsi dell’arte che “in queste discipline specificatamente performative non è un utensile nelle mani del soggetto ma è l’essenziale permanenza della Bellezza che attende e accade sempre nello svelarsi dell’arte stessa” come afferma Buttafuoco nel discorso di presentazione a ca’ Giustiniani e ancora “Tocca a noi, a noi che siamo pubblico e a loro che sono artisti di avere orecchio, passo, presenza per appropriarsi di questa comprensione e così incamminarsi nell’ulteriore generare l’ulteriore”. Il titolo del progetto dedicato a Marco Polo “E’ il vento che fa il cielo” riecheggia nei progetti di Dafoe, McGregor e Barbieri è il corpo che fa il cielo, laddove cielo e corpo dismettono i confini per vocarsi e votarsi all’unica scintilla d’infinito che un corpo, luogo del finito, può accendere: la creazione artistica.
Biennale Musica. Musicista e compositrice coniuga formazione classica e sperimentazione elettronica, Caterina Barbieri è una sorta di vestale di un mundus imaginalis “Musica cosmica per focalizzarsi sull’idea di suono come portale dell’idea dell’infinito attraverso il fenomeno della risonanza dei corpi e dell’ascolto profondo: la musica intesa come vibrazione che permea il cosmo e ci attraversa includendo la materia tutta umana e non umana dalla molecola al moto planetario”.
Nel suo lungo e intenso intervento la compositrice connette nella musica antico e moderno, tensione verso l’inconoscibile ma anche una proiezione militante “Nell’empatia la musica può ritrovare una forte valenza sociopolitica aiutandoci a superare posture di pensiero antropocentriche e sperimentare modi più ecologici di coesistere più decisive oggi per navigare le sfide e le incertezze legate al futuro della nostra sopravvivenza come specie umana nello scenario di crisi e collasso globale che ci troviamo a fronteggiare quotidianamente”. Il titolo della Biennale Musica è “La stella dentro. The star within” e trae ispirazione- continua Barbieri- dal desiderio di vastità e dalla mutevolezza riflessa nei giochi di acqua e luce di Venezia. Il suo festival si aprirà con un corteo musicale d’acqua dell’artista multidisciplinare e musicista di origine boliviana Chuquimamani-Condori e due performace site specific: Garden of Brokeness per più pianoforti a coda, percussioni e motori di vaporetto in prima mondiale dell’artista americano William Basinski e Resonant Vessel del sound artist giapponese Yosuke Fujita, il quale con un organo personale a undici canne dialogherà con un sistema di contenitori d’acqua trasformando il Teatro alle Tese in una camera di risonanza cosmica. Spazio alla musica minimalista, al rap dell’egiziano Abdullah Miniawy, alla glitch music dell’austriaco Christian Fennesz. Sperimentazioni afrofuturiste e forme di avanguardia elettronica di matrice nera (Actress, DeForrest Brown Jr., Melika Ngombe Kolongo). Omaggio a Giacinto Scelsi, il visionario compositore italiano e a Catherine Christer Hennix, compositrice svedese scomparsa alla fine del 2023, cui Barbieri dedica parola appassionate per la sua ricerca artistica interdisciplinare tra composizione, performance, installazione, poesia, arte visiva e matematica.
Biennale Danza. Wayne McGregor sposta la sua ricerca della fisicità della danza sul mito ossia sulla proiezione archetipica del cosmico, dell’infinito trascendente. Myth Makers/Creatori di miti sarà il tema del suo Festival Internazionale di Danza Contemporanea. Per McGregor il mito accoglie il vacillare delle certezze e le trasmuta in espressione ed espressività. Il coreografo rompe con il concetto esclusivo di valenza archetipica del mito “Man mano che le società si evolvono, l’umanità spesso cerca nuove narrazioni per far fronte all’incertezza e ispirare speranza. Questi nuovi miti possono emergere da varie fonti, soprattutto, dal vibrante campo dell’arte”.
Gli artisti sempiterni Omero per McGregor, che porterà a Venezia eventi straordinari per grandiosità (un’appendice a Venezia con Biennale College e la star dell’hip-hop Anthony Matsena di The Herds, l’atto di arte pubblica e di azione per il clima su vasta scala che da aprile ad agosto 2025, invaderà con mandrie di animali a grandezza naturale i centri urbani – da Kinshasa fino all’estremo lembo della Norvegia -a simboleggiare la loro fuga dal disastro climatico che ha distrutto il loro habitat) e per sperimentazione con On the Other Earth che debutta in prima assoluta e resterà visibile per tutta la durata del Festival, una coproduzione della Biennale di Venezia con Studio Wayne McGregor, Hong Kong Ballet e Future Cinema Systems che si servirà del primo schermo cinematografico al mondo con tecnologia sensoriale. Tra le star della Danza internazionale Carolina Bianchi che presenterà il secondo capitolo della trilogia Cadela Força: The Brotherhood, un lavoro incentrato sulla mascolinità e lo sguardo maschile, la portoghese Tânia Carvalho, e la coreografa e danzatrice americana Twyla Tharp ( Leone d’oro alla carriera ) inaugura il Festival con la nuova coreografia Slacktide.
Biennale Teatro. Theatre is Body – Body is Poetry: Willem Dafoe, visibilmente felice di cominciare questa nuova avventura voluta per lui da Buttafuoco che cita all’inizio del suo intervento, incentra il suo festival sulla presenza fisica nel nome di Luca Ronconi cui è dedicata la prima sezione.
“Il corpo, la sua presenza, la sua intelligenza fuori dal nostro controllo è il cuore pulsante del teatro”.
What is, what was, what could be: passato, presente e l’ignoto futuro sono la linea del tempo disegnata da Defoe per la sua idea di Teatro. Anche per Dafoe stesso la Biennale è un ponte tra il suo passato nel teatro sperimentale del Wooster Group e questo futuro veneziano. Nella prima sezione l’omaggio a Ronconi, a Richard Foreman, il drammaturgo pioniere dell’avanguardia artistica e intellettuale statunitense e al Living Theatre. La seconda sezione dedicata al teatro d’oggi spicca la scelta di portare a Venezia Pinocchio di Davide Iodice con i corpi “diversi” dei ragazzi con sindrome di Down o nello spettro di autismo e la clown Gardi Hutter che con Giovanna D’ArpPo aprirà la possibilità di riflettere sul corpo comico, e l’importante presenza dell’Istanbul Historical Turkish Music Ensemble, i dervisci che attraverso la musica e il roteare del corpo creano lo spazio per raggiungere il divino. Tra le performance del teatro emergente l’artista pluridisciplinare afrobelga Princess Bangura, con due opere: Oedipus monologue e Great Apes of the West Coast; Yana Eva Thönnes e lo statunitense Anthony Nikolchev, con The (Un)Double rilettura di Il sosia di Dostoevskij.
Sul sito di La Biennale tutti i dettagli del programma (il 10 maggio comincia la Biennale Architettura diretta da Carlo Ratti) che, come chiosa Pietrangelo Buttafuoco, annuncia “Da Venezia uno spettacolo unico alla scena internazionale”