
Pubblichiamo l’introduzione scritta da Gianfranco de Turris per Russia allo specchio di Sacha Cepparulo, italiano che da anni vive a San Pietroburgo, appena pubblicato dalla casa editrice Idrovolante di Roma, un volume indispensabile per chi volesse capire la complessità di questo Paese in un momento in cui esso è in primo piano sia nel bene che nel male.
Nonostante si viva in un mondo globalizzato e dove grazie alla tecnologia si sa tutto di tutti, la Russia per noi occidentali, e quindi anche italiani, è un mistero, quasi come una volta era la Cina imperiale, non meno del suo enigmatico venticinquennale presidente, Vladimir Putin, dai tratti enigmatici da ex capo dei servizi segreti. È un mistero almeno da oltre dieci anni, da quando cioè nel 2014 occupò la Crimea (che a noi italiani fa venire in mente ricordi ottocenteschi), parte del territorio ucraino dal 1954 quando gli venne donata da Kruscev, segretario del Pcus di origine ucraina, confermandola con un referendum-farsa che le Nazioni Unite non ritennero valido, ma poi l’Onu e/o l’Occidente non mossero un dito e non intervennero in alcun modo concreto, forse perché sino a quel momento il capo del Cremlino si era comportato in un modo che entrambi ritenevano accettabile , e di nuovo noi italiani non possiamo non ricordare le foto dello “Zar” e del Cavalier Berlusconi sorridenti e sornioni in colbacco nella sua dacia siberiana.
Dopodiché, all’improvviso (almeno per noi), Putin cambiò il suo atteggiamento apparente non-ostile e proseguì in quella direzione mentale considerando evidentemente che se si era potuto incamerare la Crimea senza colpo ferire, poteva benissimo andare oltre, anche in maniera clamorosa. Inoltre, per via della svolta politica ucraina del 2014, a lungo andare il rischio per la Federazione Russa di “perdere” definitivamente l’Ucraina (che in precedenza sino al 1989 – è bene ricordarlo – faceva parte dell’URSS) con il suo avvicinamento all’Occidente si fece più realistico e concreto insieme al timore di un “accerchiamenti”.
Sicche otto anni dopo, all’inizio del 2022 la invase, accusandola di essere un Paese “nazista”. Lo scopo era evidente, ma nessuno sembrò o volle accorgersene: collegare i confini della Federazione Russa alla Crimea ormai sua, conquistando e occupando le regioni costiere ucraine (Dombas ecc.), anche se con minoranze russe. Un evento eclatante mai verificatosi in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale, con la parziale eccezione della disgregazione della ex Jugoslavia, e che di certo poteva costituire un pericolosissimo precedente. E che negli ultimi tempi sta assumendo le vesti di un conflitto internazionale e non più locale, dato che accanto ai militari russi ormai combattono quelli della Corea del Nord e di altre nazioni socialiste. E anche qui aggiungiamo un aneddoto italiano, cioè quando sempre il Cavaliere Berlusconi in un ambito conviviale e non politico affermò, come riportarono subito i giornali, che l’amico Putin aveva pensato di sostituire con un colpo di mano il presidente Zelensky con una specie di governatore russo.
In Italia c’è chi è favorevole a Putin e chi lo osteggia partendo da punti di vista uguali e contrari, insomma soltanto in base a presupposti ideologici, ma nella sostanza senza conoscere effettivamente quel che è la Russia di oggi che lo “Zar” (soprannome giornalistico occidentale che dice di per sé tutto, simile alla definizione di “Sultano” per il turco Erdogan) domina e non è affatto monolitica, come in essa s’intreccino movimenti ideali, politici e sociali completamente opposti, come si disputi su quale di essi sia il migliore e quale no, come in essa vi siano correnti che si rifanno sostanzialmente al vecchio regime pre-Putin e altre invece che si possono considerare “tradizionaliste” ispirandosi addirittura a pensatori italiani…
Ora un giovane italiano, che ormai da molti anni vive a San Pietroburgo, cerca di darci un panorama complessivo e variegato della Russia odierna. Il suo è un osservatorio privilegiato perché, pur conoscendo bene il mondo in cui vive compresa la lingua, non è direttamente coinvolto in quanto straniero pur se appassionato di questo Paese, della sua storia e della sua cultura. Ha scritto dunque una testimonianza “oggettiva” anche se filtrata dalla propria sensibilità e punto di vista, ed è una testimonianza multiforme e profonda proprio perché quotidianamente vive i dibattiti culturali che s’intrecciano ormai intensamente attraverso i social media locali, quindi parla per cognizione di causa e non sentito dire offrendoci uno spaccato che solamente una persona come lui può dare e che nemmeno i cosiddetti corrispondenti esteri sarebbero capaci di fare proprio perché sono tali e quindi devono interpretare quel che vivono e vedono dal punto di vista delle testate per cui lavorano.
Si diceva una volta, e si dice tutt’ora, nomen omen, nel nome il destino, e il giovane amico di origine campane si chiama Sacha Cepparulo, con la c e non con la s , semplicemente perché i suoi genitori volevano dargli un nome proprio originale, e con esso gli hanno segnato appunto la vita, io credo proprio.
Nonostante questa piccola difformità di una consonante, secondo me era Sacha destinato a vivere e metter su famiglia in Russia, e lì, da osservatore esterno/interno, ha potuto offrirci una descrizione complessiva di questo Paese contraddittorio dove la tecnologia la fa da padrone e le più avanzate stravaganze moderniste, se vogliamo definirle così, come la maternità surrogata et similia vanno alla grande, il che sarà per molti lettori una rivelazione in negativo semplicemente perché nessuno le aveva mai raccontate. Verità che invece l’amico Sacha ha osservato di persona e quindi non smentibili, che fanno crollare molti miti.
Mi voglio augurare che il suo libro abbia il successo che merita e che, proprio per questa testimonianza diretta e non discutibile, contribuisca ad aprire gli occhi e le menti a chi, magari in buona fede, si fa delle illusioni sulla Russia e sullo “Zar” che la governa con pugno di ferro.
Nessuna illusione. Ma quando mai un governante in Russia è stato soft? L’unico, forse, Gorbachev ha dovuto far presto fagotto. I russi amano, o rispettano, i governanti con la sferza (knut, un tempo) in mano, si diceva…e forse è vero… Consideriamo anche che la Russia, dal 1917 in poi, ha distrutto tutto il suo passato, a partire dalla vecchia classe dirigente, con i suoi pregi ed i molti difetti. La Chiesa ortodossa qualcosa ha salvato, ma un intero, enorme Paese (passato attraverso i genocidi staliniani e la devastante WWII) è stato secolarizzato a forza…Non è certo il regno della Tradizione, come a qualche amico piacerebbe…
Il libro raccomandato a quelli chi cercano capire, come era la Russia e come passa adesso.