Perché ho deciso di scrivere un saggio sulla Russia
Sacha Cepparulo, ricercatore a San Pietroburgo: "Il libro è dedicato a tutti gli italiani e gli italofoni che, stufi o insoddisfatti della narrazione mainstream, provano a guardare alla Russia in maniera autonoma"
Senza gli amici di Barbadillo, Gianfranco de Turris e Daniele dell’Orco la stesura e la pubblicazione di questo libro, “La Russia allo specchio” non sarebbero state possibili.
Anni fa Gianfranco de Turris mi propose di iniziare a scrivere per Barbadillo: è stata la mia prima esperienza giornalistica. La comunità di Barbadillo non solo accettò con entusiasmo, ma mi seguì con costanza, dandomi preziosi consigli. In ultimo, grazie a Barbadillo ho conosciuto il giovane editore Daniele dell’Orco il quale ha subito mostrato vivo interesse per il mio libro, dichiarando, dopo averlo letto, di volerlo pubblicare. Gli sono molto grato per la celerità, la comprensione e la pazienza con cui ha accolto le numerosissime correzioni da me inviategli.
Qualche mese fa de Turris mi propose di scrivere questo saggio sulla Russia, poiché assente in Italia. Ovviamente ho accettato, mettendomi repentinamente al lavoro. A questo punto reputo importante ribadire un fatto assai singolare: io non ho mai conosciuto di persona l’amico Gianfranco, che considero il mio Maestro. Nonostante le giuste critiche che possono essere rivolte alla tecnica, questa mi sembra una bella dimostrazione del fatto che essa, se pilotata dall’uomo, ossia se intesa esclusivamente come mezzo, può dare frutti meravigliosi.
Trovandomi già in Russia allo scoppio della pandemia, decisi di rimanervi per concludere ciò che avevo intrapreso. Sta il fatto che tale congiuntura mi impedì di tornare a casa per un periodo relativamente lungo, se considerate le tempistiche dell’era della globalizzazione, ossia per quasi tre anni. In questo modo, sono stato costretto a guardare in faccia la nuova realtà in cui avevo precedentemente deciso di immergermi senza poter “ricaricare le pile”. Al di là del sentimentalismo moralistico che fa oggi fa da padrone, conoscere realmente l’Altro non solo non è facile, ma, spesso, non è nemmeno appagante. E come potrebbe essere altrimenti? Avere a che fare dal mattino alla sera con modi di pensare completamente differenti “forte” dell’unica (e banale) constatazione consolatoria secondo cui la diversità è un dato di fatto e che, a volte, è il proprio punto quello ad essere inesatto, parziale, soggettivo. D’altro canto, durante questi anni una cosa non è mai cambiata: il mio costante rapporto epistolare (elettronico) con Gianfranco de Turris. Egli mi poneva quesiti, mi consigliava letture, mi proponeva di scrivere articoli, tradurre racconti… in altre parole mi tirava su. Molto spesso mi chiedevo: “ma chi glielo fa fare”? Perché rispondere quasi tutti i giorni alle accorate missive di un giovane italiano residente in Russia? Poi ho capito. Molto probabilmente aveva “visto” o, meglio, “sentito” “percepito” qualcosa in me e, pertanto, ormai bisognava fare ciò che deve essere fatto…
Proprio per questo, nonostante non ci siamo mai stretti la mano e guardati negli occhi, non posso affermare di “non conoscere” o “conoscere solo virtualmente” Gianfranco de Turris. Anche questa volta egli non mi ha dato un compito qualsiasi, ma quello che, ovviamente, anche io avverto come mio. Il fatto che questo saggio alla fine sia stato pubblicato sembra confermare il carattere oggettivo delle nostre convinzioni.
Il libro è dedicato a tutti gli italiani e gli italofoni che, stufi o insoddisfatti della narrazione mainstream, provano a guardare alla Russia in maniera autonoma, innovativa. Il consiglio non richiesto che con il presente saggio mi sono permesso di esternare è quello di usare molto realismo e non cedere acriticamente ai numerosissimi discorsi che si propongono come alternativi. Uno degli errori del nostro tempo, conseguente alla necessità di dover avere sempre dalla propria le masse, è la convinzione secondo cui basti rigettare la visione del mondo ritenuta erronea e agire altrimenti per cambiare subito le cose, perseguendo qualsiasi risultato. A volte, perché una teoria sia subito condivisa, basta che si presenti come controcorrente.
Senza realismo ogni buon proposito è destinato al fallimento. In tempo difficile come quello che stiamo vivendo, perchè spendere tante energie psicologiche, morali e spirituali per ingannarsi, creandosi incessamente nuovi miti che impediscono di fare i conti con la realtà e attuare ciò che è veramente possibile?
Come un russo, nato in Siberia, in famiglia mezzo russa, mezzo polacca, ho ricevuto una bellissima esperienza leggendo questo libro. È come una nuova aria fresca: guardare al mio Paese dallo sguardo di una persona, per chi questo Paese è un campo sconosciuto. Il mio grande rispetto allo scrittore.
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Come un russo, nato in Siberia, in famiglia mezzo russa, mezzo polacca, ho ricevuto una bellissima esperienza leggendo questo libro. È come una nuova aria fresca: guardare al mio Paese dallo sguardo di una persona, per chi questo Paese è un campo sconosciuto. Il mio grande rispetto allo scrittore.