
Lorenzo Viani fu un grande, purtroppo sottovalutato, un po’ per motivi politici, un po’ perché l’Italia non ha mai saputo valorizzare la sua arte e i suoi artisti. I macchiaioli vennero prima degli impressionisti, ma sono molto meno noti, nonostante abbiano realizzato straordinari capolavori. Viani fu un grande espressionista, ma è ben poco noto.
In gioventù fu anarchico, ma si convertì all’interventismo con un percorso che egli stesso narrò in un romanzo implicitamente autobiografico come Ritorno alla Patria, che ottenne il Premio Viareggio. Sulla sua adesione al fascismo sono stati in molti a sostenere che fosse dettata da motivi pratici, ma io preferisco scorgervi una coerenza ideale. Certo, non tutti lo capirono.
I suoi vecchi compagni lo considerarono un traditore (l’acidulo ricordo che ne fece Tobino in Sulla spiaggia e di là del molo è molto indicativo al riguardo). Invece quella borghesia benpensante viareggina che si riconosceva nel regime guardava a lui con sospetto sotto il profilo politico e anche artistico. Il suo bozzetto per il monumento ai caduti viareggini – in realtà opera soprattutto dello scultore Domenico Rambelli – fece scandalo, perché molto lontano dai canoni tradizionali e fu a lungo avversato nella giuria che avrebbe dovuto selezionare il vincitore fra l’altro dal mio nonno paterno Enrico Nistri, architetto e decoratore, tipico figlio dell’età del Liberty. Alla fine il bozzetto vinse il concorso, ma non piacque ai viareggini, che ribattezzarono la piazza in cui era stato collocato “piazza delle paure” e nel corso dell’ultima guerra vi fu chi avrebbe voluto fonderlo per dare “bronzo alla Patria”. Solo l’intervento dell’allora ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai impedì lo scempio.
Ho difficoltà a immaginare quale evoluzione politica avrebbe avuto se non fosse morto precocemente per un attacco di asma mentre affrescava le sale dell’allora collegio degli Orfani del Mare (destino emblematico, visto il soggetto di molti suoi dipinti). Comunque, resto di un’opinione: Viani sarebbe stato comunque un grande, più grande forse come pittore che come narratore, al contrario di un Soffici, che forse (a parte i suoi dipinti del periodo futurista) fu, senza togliere nulla alla sua grandezza, superiore come scrittore che come artista.
p.s. non ho letto il libro di Rambelli. Mi riprometto di farlo e di farlo conoscere.
Consiglierei di rileggere o leggere, ad esempio, “Barba e Capelli” e “il nano e la statua nera” : Lorenzo Viani é il Céline italiano