I Contributi alla filosofia (Dall’evento), per disposizione testamentaria di Heidegger, furono pubblicati in Germania nel 1989, nell’anniversario dei cento anni della sua nascita. Un’opera cruciale, non solo per l’iter teoretico heideggeriano e la comprensione del suo reale ubi consistam, ma, altresì, per la filosofia europea del XX secolo. È nelle librerie, per l’Editrice Scholé, un volume di Friedrich-Wilhelm von Hermann, assistente privato di Heidegger tra il 1971 e il 1976, che fornisce al lettore gli strumenti esegetici per entrare accortamente nelle complesse pagine dei Contributi. Va ricordato che l’autore intrattenne un’assidua frequentazione sia con il filosofo quanto con la sua famiglia, a muovere dal 1961. Il libro cui ci riferiamo si intitola, Contributi alla filosofia (Dall’evento). Un commentario (pp. 270, euro 25,00). Il testo, curato e ottimamente tradotto da Giampiero Arciero, psichiatra e valente studioso del pensatore dell’Essere, è aperto dalla Premessa del prof. Francesco Alfieri, assistente privato di von Herrmann fino alla scomparsa dello studioso e da poco nominato garante scientifico della pubblicazione delle opere di Heidegger presso il gruppo Morcelliana.
Alfieri ricorda, contestualizzandole, le polemiche intercorse tra gli eredi del filosofo tedesco e Franco Volpi, al momento dell’uscita della sua traduzione italiana dei Contributi. Volpi non avrebbe rispettato, a dire degli eredi, le direttive contrattuali stipulate da Heidegger con l’editore Klostermann, alla luce delle quali i curatori e/o traduttori, nelle postfazioni, non avrebbero dovuto esprimere giudizi sui contenti delle opere del pensatore di Meßkirch, né far riferimento alla sua vita privata. Volpi, al contrario, nella chiusa dello scritto che accompagnava l’edizione italiana dei Contributi, rilevò come, di fatto, in queste pagine, il pensiero del tedesco fosse imploso su se stesso. Fece, inoltre, riferimento a carteggi dai quali emergeva la crisi personale che investì Heidegger negli anni 1936-38. Al di là delle polemiche, ci pare debba essere riconosciuto a Volpi un ruolo di primo piano nella diffusione della filosofia heideggeriana nel nostro paese. Ma veniamo al Commentario di von Herrmann: si tratta di un libro importante, frutto della lettura, lungamente ponderata, del manoscritto dei Contributi. Sintesi, inoltre, dei numerosi colloqui intrattenuti in tema dall’autore con il filosofo stesso, regolarmente trascritti da von Herrmann e divenuti oggetto dei corsi che questi tenne presso l’Università di Friburgo.
I Beiträge furono redatti tra il 1936 e il 1937: «dopo un lungo lavoro di preparazione iniziato nell’autunno del 1932» (p. 17), e il loro contenuto aleggia su tutte le opere successive del pensatore. Von Herrmann si decise a riordinare il materiale in suo possesso nel 2014, a seguito delle polemiche divampate attorno ai taccuini di Heidegger. Obiettivo perseguito dalle pagine del Commentario, è quello di sottrarre la filosofia del pensatore dell’Essere a fraintendimenti indotti dalla complessità del suo linguaggio. I Contributi hanno, quale incipit, lo scritto “Sguardo preliminare” e sono costituiti da sei “combinazioni”: “La risonanza”; “Il gioco di passaggio”; “Il salto”; “La fondazione”; “I venturi”; “L’ultimo dio”. In quest’ultima “combinazione”: «si completa tematicamente il cammino di configurazione della fuga delle verità dell’Essere» (pp. 17-18). Von Herrmann precisa che il titolo del testo heideggeriano è connotato, nella sua prima parte, da “tratto pubblico”, in quanto nella dimensione pubblica contemporanea, caratterizzata dalla ratio calcolante: «tutte le “parole fondamentali” sono state logorate e il “genuino riferimento” dell’uomo […] “alla parola” è andato distrutto» (p. 22). L’espressione Dall’evento del titolo ha, al contrario, a che fare con la “cosa” del pensiero, con l’epoca: «del passaggio dalla metafisica al pensiero conforme alla storia dell’Essere» (p. 22).
Si badi, metafisica, in tale contesto, indica il tratto essenziale, a dire di Heidegger, della filosofia europea da Platone a Nietzsche (viva, ancora oggi, nella falsa contrapposizione di analitici e continentali, condividenti il medesimo impianto teoretico). La “domanda guida” della metafisica è stata ed è quella aristotelica: «che cos’è l’ente?». Di contro, la “domanda fondamentale” heideggeriana apre il domandare filosofico non solo all’ente, ma all’essere stesso: «nella sua sveltezza, radura, apertura» (p. 23). Heidegger e von Herrmann, rispettivamente nei Contributi e nel Commentario, si intrattengono sul momento del “passaggio” da una domanda all’altra. In tal modo: «si indica una differenza: è la differenza nel passaggio, tra il pensiero incipiente conforme alla storia dell’Essere e il pensiero venturo conforme alla storia dell’Essere che ha compiuto questo passaggio» (p. 23). Si tratta di un “itinerario” speculativo, di un “tentativo” che guarda ai “venturi”, a un “Altro inizio” della storia e del pensiero europei, intesi: «come ambiti dell’essenziale presentarsi dell’evento» (p. 25).
La verità dell’Essere-evento richiede la trasformazione dell’uomo da “animale razionale” ad “esser-ci”. In esso il “-ci” è la verità gettata: «radura dell’Essere che progetta» (p. 26). Per tale ragione, in particolare nel secondo e nel terzo capitolo, von Herrmann rileva un’evidente continuità tra Essere e tempo del 1927 ed i Beiträge: «È in Essere e Tempo […] che si articola la prospettiva della trascendenza» (p. 27). L’analitica-ontologico esistenziale dell’esser-ci, elaborata nelle sue pagine, per Heidegger non era erronea, ma insufficiente. Nei Contributi, rileva von Herrmann, Heidegger ha messo in atto un mutamento immanente rispetto alla prospettiva del 1927. Pertanto, I Beiträge vengono considerati, dal nostro autore, la seconda grande opera, al pari di Essere e Tempo, del filosofo dell’Essere. Va segnalato, inoltre, che l’impianto esegetico di von Herrmann mira a “cristianizzare” la filosofia di Heidegger, come si evince dal capitolo dedicato all’ “Ultimo dio”. Questo tema in Heidegger, e l’autore del Commentario ne ha contezza, non rinviava affatto al dio del cristianesimo, per la qualcosa la tesi di von Herrmann, pur risultando plausibile, possibile, è filologicamente non attendibile.
L’interna unità della filosofia di Heidegger che emerge dal Commentario, a parere di chi scrive, conferma il giudizio complessivo che Karl Löwith formulò sulla filosofia del Maestro: tanto nel primo Heidegger, quanto in quello successivo alla Svolta, permane un residuo storicista. Nei Contributi si evince uno spostamento invertente rispetto al volume del 1927: nella prima fase speculativa l’essere veniva inteso come storico, legato al tempo, nella seconda, quella evenienziale, l’essere si manifesta nella sua processuale epocalità, che è, a sua volta, di natura storica. Il libro di von Herrmann, comunque lo si legga, è un capitolo rilevante della bibliografia critica heideggeriana contemporanea.