
Per molti tifosi della Lazio è considerato una meteora o peggio ancora un giocatore scomodo di cui non si dovrebbe parlare, il suo nome compariva poco nelle riviste sportive, non faceva parlare di se come Maradona, Totti o Balotelli.
Fu un campione fuori dal campo per il suo impegno nel sociale con i bambini disabili, in un calcio che vive di pubblicità, di soldi e di apparenza la vicenda di questo giocatore fece si che grandi campioni dopo di lui come Ronaldo, Buffon, Messi, Immobile oggi si impegnino nell’aiuto verso chi è meno fortunato.
All’epoca questo impegno non era ben visto all’interno delle società sportive e spesso proprio lo sport che doveva unire ed includere discriminava i disabili in nome del profitto.
L’uomo di cui vi parlo si chiama Astutillo Malgioglio detto Tito, nato a Piacenza nel 1958, mosse i primi passi nel calcio come portiere nelle giovanili del San Lazzaro, successivamente passò al vivaio della Cremonese e poi del Bologna. Il suo esordio in serie A avvenne il 22 maggio del 1977 all’Olimpico contro la Roma, dal 1978 al 1982 giocò nel Brescia, nel 1983 giocò nella Pistoiese e nelle due stagioni successive giocò come secondo portiere nella Roma come vice di Franco Tancredi, nel 1986 giunse alla SS Lazio come primo portiere.
Il clima che trovò alla Lazio non era dei migliori, la squadra era lontana dai trionfi del 1974 di Maestrelli, era retrocessa in Serie B, a richiederlo alla Lazio fu l’allenatore Gigi Simoni. Per Malgioglio l’esperienza fu complicata anche a causa delle continue contestazioni alla Società Sportiva, a questo si aggiunse una tifoseria che non riusciva a perdonare a Malgioglio il suo passato nell’AS Roma, ma non solo, la tifoseria è convinta che anche lo scarso rendimento della squadra sia dovuto al suo impegno con i disabili.
Chi vi scrive all’epoca era un ragazzo tredicenne, deluso e arrabbiato per i pessimi risultati della squadra e che oggi prova vergogna per quanto accadde in quei giorni nei confronti Astutillo Malgioglio.
In curva cominciarono a comparire striscioni vergognosi e in altre occasioni veniva contestato in modo violento anche con attacchi personali contro la famiglia oppure quando usciva dal centro sportivo edificato da Maestrelli a Tor di Quinto dopo lo scudetto del 1974.
Il punto di rottura arrivò in quella maledetta domenica 9 marzo del 1986 contro il Lanerossi Vicenza, la Lazio andava avanti con il freno a mano, quel giorno sul campo si scatenò l’inferno, a causa di 2 gol che potevano essere evitati e la Lazio perse 4 a 3. I capibastone della curva non aspettavano altro e dalla curva comparve uno striscione vergognoso con scritto “TORNATENE DAI TUOI MOSTRI“. Per Malgioglio fu il colmo, uscì dal campo sfilandosi la maglia e ci sputò sopra. Il gesto fu estremo e sicuramente da sanzionare, all’epoca non mi resi conto della gravità dello striscione e mi augurai di non vederlo piu’ in campo per quello che aveva fatto alla maglia della mia squadra,
In realtà Malgioglio era un uomo generoso e sensibile, un cattolico praticante che spendeva parte del suo ingaggio non in abiti firmati, auto fuoriserie o attività imprenditoriali, ma impegnandosi aiutando i bambini meno fortunati, fondando a Piacenza l’associazione ERA 77 (dal nome della moglie Elena e della figlia Raffaella) per il recupero motorio dei bambini distrofici offrendo terapie gratuite, Malgioglio conseguirà anche una laurea in medicina per poter offrire uno standard migliore a questi bambini.
Purtroppo il calcio è un mondo cinico e spietato, alla Lazio questo impegno non viene compreso non solo dai tifosi che lo contestano e lo deridono ma anche da una società sportiva allo sbando che non lo capisce, non lo difende e in certi casi lo ostacola.
Quando tutto sembrava finito ed era sul punto di mollare, arriva una telefonata inaspettata, è Giovanni Trapattoni che lo vuole all’Inter come vice di Walter Zenga. Con l’Inter la vittoria piu’ importante non è tanto lo scudetto dei record e del +7 di media inglese nella stagione 88-89, non è la Supercoppa d’Italia vinta contro la Sampdoria nel 1989 o la Coppa Uefa del 1991; la sua vittoria piu’ grande furono gli ingaggi che gli permisero di passare il suo tempo con i disabili e di poter acquistare nuove attrezzature per la palestra, ma anche di coinvolgere i compagni di squadra tra cui Jurgen Klinsman che per essere un tedesco si rivela invece una persona sensibile e generosa staccando un assegno da 70 milioni di lire.
Il 4 marzo 1990 si gioca Lazio Inter, Malgioglio deve sostituire Zenga, sono anche io allo stadio Flaminio (lo Stadio in quei giorni è chiuso per i lavori di ristrutturazione in vista dei Mondiali 90) quel pomeriggio, purtroppo i tifosi non hanno dimenticato quello che fece nel 1986 durante quella partita con il Vicenza, partono fischi assordanti e lanci di oggetti, contro Malgioglio piove di tutto monetine, pile di radioline e altro. Quella partita viene vinta dalla Lazio 2 a 1 (gol di Ruben Sosa e Pin per la Lazio e Mandorlini per l’Inter), a distanza di anni mi rendo conto che quella domenica non c’era nulla da festeggiare visto il comportamento dei tifosi quel giorno che non contenti di aver lanciato in campo di tutto tentarono di impedire all’Inter di lasciare lo spogliatoio assaltandolo proprio come nell’assalto ai forni da parte della folla di manzoniana memoria.
Svincolato dall’Inter al termine della stagione 90\91 gioca la sua ultima stagione nell’Atalanta come vice di Fabrizio Ferron terminando la sua carriera calcistica a 34 anni dopo ben 264 gare.
Purtroppo nel 2001 la sua associazione chiude per mancanza di fondi, ma nonostante tutto non si è fermato continuando la sua attività anche a domicilio, sviluppando progetti di sporterapia per incoraggiare l’inclusione tra disabili e normodotati nello sport, per questo suo impegno nel 1995 riceve il premio Sportivo Piu’, nel 2017 viene insignito del premio ISUPP (Io sono una persona per bene), nel 2019 l’Inter gli conferisce il Premio BUU (Brothers Universally United), il 13 novembre 2021 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo insignisce Motu Proprio del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per l’impegno e l’assistenza in favore dei bambini affetti da distrofia.
Oggi con questo articolo tardivo chiedo scusa ad Astutillo “Tito” Malgioglio, scusa per non aver compreso il suo impegno nei confronti degli ultimi.
E concludo con la speranza di rivederlo sugli spalti dell’Olimpico a sostenere i colori della Lazio.
Articolo dettagliato e avvincente!
Grazie un bellissimo spaccato di un tempo sportivo in cui già si intravedeva la potenziale forza di lottare per una passione, lo sport, a cui tutti avevano e hanno diritto ad accedervi.
Bravo, nell’articolo su un grande uomo