
Ah, il bel giuoco. Che fissazione. Ma la fissazione è peggio della malattia. Da cui questa Juventus, come Pio VII ai tempi, non può, non vuole, non deve guarire. Non possumus. Solo che alla porta non ci sono mica gli zuavi di Napoleone. No. Ci sono i bravi (e bravi lo son stati davvero) di una Fiorentina animata dalla voglia di rivalsa. Quella, storica, della città toscana. Quella particolare degli “scarti” frettolosamente sbolognati in giro. Kean e Fagioli, davvero erano così scarsi da non poter essere nemmeno presi in considerazione rispetto a Nico Gonzalez, Koopmeiners e compagnia scalciante? Sarà come sarà ma i numeri la dicono lunga. Tre pere nel cantiere del Franchi, dopo averne incassate quattro in casa dall’Atalanta. Lo squadrone inarrestabile prontamente ridimensionato da un’Inter che non è sembrata chissà quanto dominante ma che, come il coleottero, non lo sa e vola verso un altro scudetto.
Ah, il bel giuoco. Che fissazione. Thiago Motta salverà la baracca. Vedrete. Porterà allo Stadium le ultime novità, svecchierà l’aristocrazia bianconera facendone squadrone bello e vincente. Trasformerà l’acqua in vino, farà della Next Gen il nuovo City. Si aprirà un ciclo. State attenti. Ciclo, come bel giuoco. Altra fissazione, altra malattia. La Juventus non c’ha capito niente nemmeno con la Fiorentina. È semplicemente scivolata via in una ragnatela di passaggi senza tirare mai, sul serio, in porta. Il calcio non è la boxe in cui, alla fine, si può vincere ai punti. E, detto tra noi, ma quale arbitro a bordo ring, per quanto pazzo furioso, potrebbe assegnarne al giro palla se quest’ultima mai finisce davvero pericolosa nell’area avversaria? Non un guizzo vero, non una reazione, nemmeno un fallo di frustrazione, niente. Solo Thiago Motta. Che ne busca tre e cambia tre difensori. Perché?
Ah, il bel giuoco. Quant’era brutto prima. Epperò non si usciva dalla Champions contro un modesto Psv né dalla Coppa Italia contro l’Empoli. Non si buscavano sette gol a zero in due partite. Cazzo, sei la Juventus. Se è questo il bel giuoco, bestemmiano in tanti, era meglio tenersi quello zolfanello che c’era prima. Corto muso e via. C’è chi rimpiange persino quello lì, che fino a sette mesi fa era l’Innominabile. Brutto, per carità. Non irresistibile in Europa ma almeno qualche Coppetta, qualche piccola soddisfazione pur se l’è tolta con Alvarez (chi l’ha più visto?) e compagnia. Ciò a maggior detrimento, e non più gloria, del messia Thiago di cui oggi si riscoprono, a parrocchie inverse, le radici interiste.
Ah, il bel giuoco. Per quanto ci si sforzi, il fatto è sempre lo stesso. Chi vuol godersi uno spettacolo – come dicono quei vecchi terzini di una volta – vada al circo. O a teatro, chissà. Allo stadio no. In certi stadi no. Ci sono degli obblighi da onorare sennò salta il gioco. E se salta, si fanno male tutti. Alla Juve la regola la mise Boniperti: vincere è l’unica cosa che conta. Ecco, a prescindere. Tutto il resto è hype.
Era Pio IX. Nel 1870. Gli zuavi erano partiti per la Francia in guerra ed erano rimasti dei poltronacci romani… Però un centinaio circa morirono a Porta Pia… Il bel gioco è da molto che non lo vedo alla Juve, neanche ai tempi di Capello e dei due scudetti rubati: uno perchè il comunistone Rossi lo desse ai suoi amati merdazzurri… Ma la Juve è nata per vincere o morire, non per fare teatrini o annaspare in questa mediocrità da Governo Badoglio. Perdere con i pellai viola duole, ma dovrebbe essere l’occasione per iniettarci gli occhi di sangue, come tori Miura, e cercare sul campo, già con il Genoa, l’unica rivincita che conti: fare gol e non prenderne!!! Con Thiago, lo so, non c’è speranza, è un bisonte in una galleria di porcellane di Bisquit (o di Sèvres), ma gli imbelli che indegnamente reggono ora i destini di quella che fu una gloria del calcio italiano, grigi commercialisti che grattugiano il parmigiano sulle vongole, non lo cacceranno certo a pedate fino al pedaggio dell’autostrada per Milano…come sarebbe sacrosanto.. Viva la Juve!