
Figlio di un avvocato e di una madre con ascendenze nella nobiltà tedesca, dopo un’adolescenza agiata a Kosice in questa famiglia borghese, Sándor Márai viene mandato a studiare in un collegio di Pest. In seguito ottiene di trasferirsi a Lipsia per studiare giornalismo nella locale scuola. Tutto va secondo i piani del ragazzo che però, a un certo momento, s’accorge che il denaro ricevuto in dote per lo studio, dal padre, è insufficiente a finire gli studi. Non solo: non può vivere appieno la vita, proprio quando comincia a fare le prime esperienze amorose. Perde tempo, inciampa nelle peripezie dell’esistenza e alla fine abbandona gli studi. Nel frattempo pubblica articoli su una rivista satirica e poi, ben pagato, sul “Frankfurt Allgemeine zeitung”. Un po’ per la professione e un po’ per seguire il percorso del suo amato Goethe frequenta le città culturali tedesche, conosce e sposa Lola, giovane ebrea sulla quale i suoi genitori ebbero più di una perplessità. Quando il giovane sta per partire alla volta di Parigi, percepisce il viaggio come il superamento di un’epoca.
Viaggiare e scrivere
E’ il riflesso dello scrittore ungherese Sándor Márai e della sua esistenza. Infatti Márai amava viaggiare e scrivere: era la possibilità di conoscenza ma anche il repertare e verificare il passato, soprattutto attraverso le amare esperienze che la sua patria fece: la fine della civiltà mitteleuropea, l’occupazione tedesca e la lunga occupazione del regime comunista. Romanzo di formazione pubblicato nel 1934-1935, Confessioni di un borghese è un chiaro resoconto autobiografico scritto a metà fra la fine della civiltà mitteleuropea e l’invasione dell’Ungheria da parte dell’esercito tedesco. Si parla anche dei suoi viaggi in Germania, Parigi, Firenze, Londra e Medio Oriente. Viaggi non certo da turista, ma da chi intende conoscere luoghi e umanità, attraverso esperienze vissute in locali di malaffare, frequentando cattedrali e cafè concerto, e poi tanti incontri con artisti, scrittori, vagabondi. Non manca di pensare alla sua famiglia di origine, che in gran parte non c’è più e che sopravvive nelle sue movenze, nelle vaghe somiglianze, nelle manie, nei ricordi. Un rutilante mondo di spostamenti, di esperienze e conoscenze che si concluderà nella sua casa di San Diego, in California, dove si suiciderà nel febbraio del 1989 con un colpo di pistola, dopo un’esistenza di esilio, di fuga dal comunismo, di solitudine e precarietà.
Sándor Márai, Confessioni di un borghese, Adelphi, pagg. 513, euro 15,00; a cura di Marinella D’Alessandro
La famiglia non era borghese, ma aristocratica, i Grosschmid de Mára, nobilitata nel 1790.
Aristocrazia e borghesia nell’Ungheria a cavallo tra 8 e 900 non erano affatto la stessa cosa. Fu poi una semplificazione marxista e leninista, antistorica…
Poi lui si autodefinì borghese per piccola provocazione, non essendo ‘aristocratico’ un titolo ormai avvincente…