
Le cose urlate ormai mi infastidiscono. Preferisco le cose semplici, belle. Magari piacciono a pochi in questa società che brucia tutto subito, senza apprezzare la qualità delle cose e le persone vere. E così oggi mi sono ritagliato uno spazio per andare all’ufficio filatelico di Poste Italiane a Trieste ad acquistare un foglio di francobolli dedicati a Sergio Ramelli. Era un ragazzo di 18 anni, lo ammazzarono a colpi di chiave inglese sotto casa per le sue idee. Non solo, perseguitarono la sua famiglia quando lui era in agonia per quarantasette giorni e anche dopo il decesso; il padre morì di crepacuore; i fratelli dovettero lasciare Milano. La mamma non si rassegnò, fino all’ultimo, guardando dieci anni dopo, in un’aula di tribunale, i volti di chi uccise suo figlio. Le donne hanno una marcia in più…
I francobolli li ho presi per lei, la signora Anita, che conobbi nel 1988 a Verona e mi colpì per la commozione mista a determinazione che trasmetteva. Così minuta, gli occhiali a nascondere le lacrime.
Ecco, quei francobolli li ho presi per la signora Anita e per Sergio: ne terrò un paio da quel foglio di 45, gli altri li regalerò e utilizzerò affrancando una cartolina e una lettera che ormai si usano sempre di meno… Le cose belle alla fine prevalgono, magari solo dentro di noi, davanti alle brutture di una società e all’odio di chi ancora dileggia e discrimina un morto di 18 anni, incita alla violenza politica e non capisce che quelle follie avvenute negli anni Settanta non devono più ripetersi.