
Mentre qualche giorno fa il Regno Unito, per primo e per ora unico, ha iniziato a revocare alcune sanzioni alla Siria post-Assad e a scongelare tutti i beni della Banca centrale siriana, contestualmente le milizie governative si sono lanciate in veri e propri pogrom nelle città di Tartus, Latakia e i villaggi costieri. Le immagini e i video che ci arrivano sono davvero raccapriccianti: corpi di civili e in particolare di donne e bambini trucidati, famiglie sterminate, umiliazioni e crudeltà insensate quanto orribili.
L’Osservatorio per i diritti umani in Siria parla di oltre mille morti di cui circa ottocento fra i civili ma è davvero difficile determinare un numero realistico delle stragi perpetrate. La minoranza alawita, fedelissima ad Assad durante il suo governo, è quella più duramente colpita ma le violenze non hanno risparmiato anche cristiani e drusi tant’è che i leader dei tre gruppi si sono rivolti in una lettera congiunta al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, chiedendo protezione. Intanto più di settemila civili hanno trovato rifugio nella base russa di Hmeimim dove sono stati anche raggiunti, e alcuni di loro intervistati, dagli ispettori Onu.
I curdi
Nel mentre, un’altra minoranza del grande e composito mosaico siriano, quella curda, a sorpresa sembra trovare un accordo con le nuove autorità governative e, sotto la pressione del generale Michael Erik Kurilla, guida del Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom), pare che raggiungeranno una forma di conciliazione i cui dettagli sono ancora da definire.
La nuova Siria del leader Al-Julani, formalmente ancora riconosciuto come terrorista da Onu, Ue, Regno Unito e Usa, è ben lontana da una normalizzazione e anche se le autorità hanno dichiarato la fine delle “operazioni di sicurezza” è difficile immaginare come le tensioni possano realmente allentarsi e le popolazioni civili sperare di tornare a una parvenza di normalità, in particolare per le minoranze alawite, cristiane e druse, le più colpite dalla violenza appena descritta.
L’Ue
Di fronte agli eccidi indiscriminati di questi giorni, la reazione dell’Unione Europa è davvero sorprendete poiché dichiara di condannare “fermamente i recenti attacchi, presumibilmente da parte delle forze pro- Assad, contro le forze governative ad interim nelle regioni costiere della Siria e la violenza contro i civili”. L’Ue inspiegabilmente rovescia la realtà di un eccidio di massa mentre il ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock, addirittura chiede alle minoranze di cercare “soluzioni pacifiche” e un “dialogo inclusivo” per “superare la spirale di violenza e di odio”. Dal Vecchio Continente poche reazioni e molto confuse che denotano ancora una volta lo stato comatoso delle sue elites politiche mentre dagli Usa, attraverso le dichiarazioni del segretario di Stato, marco Rubio, arriva una condanna dura delle azioni terroristiche perpetrate a danno dei civili e intima le “autorità siriane a riconoscere i responsabili di questi massacri contro le comunità minoritarie siriane”.
Usa e Russia
La reazione americana ha subito trovato il consenso russo che all’Onu ha chiesto, e ottenuto, un incontro del Consiglio di sicurezza a porte chiuse. Questo è il passaggio sicuramente più rilevante dell’evoluzione siriana perché conferma il riavvicinamento di interessi fra Usa e Russia che potrebbe portare a una strategia comune per la soluzione del caos che attualmente investe questo Paese dall’8 dicembre scorso, con la caduta di Assad, ormai in mano a frange ancora riconosciute come terroristiche e che anche fra di loro coabitano con grandi difficoltà.
Il destino della Siria non è facilmente immaginabile, è molto probabile uno scenario da cosiddetta balcanizzazione con una possibile spartizione fra Israele che di fatto già occupa alcuni territori a Sud e attorno al Golan, la costa occidentale alawita dove permane la presenza russa, il ricco di risorse petrolifere nord-ovest in mano curda e quindi statunitense, la pressione turca da nord fino a Damasco e a tutti i territorio a maggioranza sunnita benché di etnia araba, e gli interessi iraniani che hanno bisogno del corridoio siriano per ricongiungersi alla sua costola libanese e agli Hezbollah. Il quadro non è definibile con facili prospettive, troppi sono gli interessi contrastanti e difficilmente conciliabili ma la cosiddetta Comunità internazionale deve sentirsi in dovere di vigilare e prevenire il ripetersi di stragi terribili e disumane viste nei giorni scorsi.
Il MO di oggi è ben peggio dei Balcani di ieri!
grazie per l’articolo. E’ davvero impressionante il silenzio e la confusione dell’Europa anche rispetto agli eccidi in Siria. Mi pare che solo la Francia abbia quantomeno detto di opporsi a una nuova levata di sanzioni se le violenze rimarranno impunite. L’Italia che fa?