
Enrico Marletti
La Corte Costituzionale romena ha ricevuto il ricorso dii Calin Georgescu contro la sua esclusione – da parte dell’ufficio centrale elettorale – dalle elezioni del 4 maggio. Ai sostenitori, Georgescu ha detto che la Romania è sotto una tirannia e che l’Ue è una dittatura. Su Facebook ha aggiunto: “Restiamo uniti. Andiamo avanti insieme, fino in fondo, per gli stessi valori: pace, democrazia, libertà. Vi chiedo ancora una volta che tutto avvenga con calma, in pace e con piena consapevolezza della realtà, senza violenze o situazioni simili quelle di ieri sera”.
Il commento di Fulvio Bernardini
I giorni odierni parlano chiaro! I segni ci sono tutti, ma continuiamo a non voler vedere, a non voler sentire e soprattutto a non voler capire. Ci sono poi anche quelli che non possono comprendere: solo loro sono giustificabili.
Vietato eleggere il più votato
Il caso di Calin Georgescu spiega che cosa intenda l’Ue per democrazia: al vincitore delle elezioni presidenziali nello scorso novembre, poi annullate dalla Corte Costituzionale romena per “ingerenza russa”, si nega di candidarsi al voto del 4-18 maggio per decisione dell’ufficio elettorale centrale di Bucarest.
Farsa giuridica brusseliana
Il fatto è emblematico della farsa giuridica brusselliana, una sfida – con ignorante tracotanza – ai diritti fondamentali dell’uomo e dei popoli.
Mi auguro che non alla piazza, ma al giudice naturale precostituito dai Trattati internazionali si lasci di rimediare a un caso esemplare di vergogna democratica.
Motivi politici, non giuridici
Ma in quale Corte Costituzionale, in quale Paese di origine europea, può concepirsi un’interpretazione di Magna Charta che escluda un candidato per motivi politici, in quanto esso sarebbe gradito a Putin e Trump?!? E che cosa potremo obiettare ai nostri avversari, che ci accuseranno di parzialità e demagogia?