
Corre l’anno 1938, esattamente il 6 marzo quando giunge in visita ufficiale a Roma Józef Beck, Ministro degli Esteri della Repubblica di Polonia per una serie di incontri con il Duce ed il suo omologo italiano Galeazzo Ciano. Militare e uomo politico nato a Varsavia il 4 ottobre 1894, il colonnello Beck ha preso parte da artigliere alla 1^ Guerra Mondiale agli ordini del generale Józef Piłsudski architetto della nascente Polonia in seguito divenuto Capo dello Stato. Scomparso Piłsudski nel 1935, Beck è da considerarsi uno degli eredi.
Che la flebile pace di Versailles seguita al Primo Conflitto Mondiale abbia reso instabile ed inquieto il vecchio continente è cosa nota e risaputa, ma buona parte delle Cancellerie – in primo luogo quelle occidentali e di oltre Atlantico – ignorano tale aspetto che di lì a poco sfocerà nella Seconda Guerra Mondiale.
Da lunga data Italia e Polonia hanno intenti comuni di amicizia, pace e stabilità. Dopo quella del 1924 di August Zalesky, quella di Beck è la seconda visita ufficiale che un Ministro degli Esteri polacco compie in Italia.
Il colonnello Beck, che ha assunto gli Esteri nel 1932 per volontà del Piłsudski, ha conseguito risultati lusinghieri. Porta avanti il consolidamento dello Stato polacco libero da qualsiasi influenza straniera; nel 1932, pur professandosi anticomunista, stabilizza i rapporti con l’URSS; nel gennaio 1934 firma con la Germania un Patto Decennale di non aggressione, elude nel 1934 e nel 1936 la proposta francese per un patto orientale con la partecipazione anche della Russia sovietica; denuncia la inadeguatezza della Società delle Nazioni alla quale, il 25 giugno 1936 annuncia la revoca delle sanzioni contro l’Italia per questione etiopica.
Nella visita in Italia Beck non cura solo gli aspetti diplomatici – nei colloqui con Mussolini e Ciano i rapporti di amicizia divengono più solidi – ma dell’altro. Da militare che si fregia del brevetto di osservatore di aeroplano, Beck ammira la giovane ala azzurra d’Italia come del resto molti governanti ed osservatori internazionali.
La mattina del 9 marzo l’illustre ospite ed il suo seguito, accompagnati dal Sottosegretario e Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica generale Giuseppe Valle, dal Sottosegretario agli Esteri Giuseppe Bastianini e da vari ufficiali della Regia Aeronautica, visita la Città aeronautica di Guidonia dove ammira gli ampi edifici, il gigantesco complesso degli impianti, gli apparati e le gallerie, il campo di volo che schiera i piloti del 12° Stormo dei Sorci verdi. Al Ministro vengono presentati i piloti dell’Arma Azzurra, Atlantici compresi, ai quali Beck esterna la propria ammirazione trattenendosi in particolare con il Capitano Bruno Mussolini, figlio del Duce.
Beck assiste incantato alle esercitazioni aeree, fa conoscenza di vari tipi di apparecchi, da quello stratosferico salito a più di 16.000 metri, a quelli da caccia, da ricognizione e da bombardamento. Continuano intanto le acrobazie aeree con un Beck sempre con il naso all’insù e sempre più estasiato dalle prodezze dei piloti italiani ai quali esprime il proprio compiacimento. Invitato a mensa, Beck partecipa ad una colazione offerta in suo onore dalla Regia Aeronautica. Poco dopo le 14,00 il Ministro polacco, per nulla esausto percorre i viali della base intitolati agli Eroi dell’Arma azzurra. Ma c’è un ultimo desiderio che Beck vuole soddisfare: compiere un volo. I piloti sono tanti, potrebbe volare con il figlio del Duce ma lui mira in alto: a Mussolini. Non vuole volare con il Capo del Governo, ma essere portato in volo dal Capo del Governo italiano.
Poco prima delle 14 si odono gli improvvisi squilli regolamentari che annunciano l’arrivo del Duce. L’auto del Capo del Governo appare dinanzi al cancello del Centro studi ed esperienze, la compagnia di avieri presenta le armi a Mussolini.
Il Duce – che il 12 gennaio 1937 ha conseguito il brevetto di Pilota Militare d’Aeroplano – saluta sorridente Beck e lo invita a salire sulla sua macchina che si dirige verso la pista di volo. Indossati gli indumenti di pilotaggio, il Capo del Governo sale con Beck sul trimotore assumendo i comandi dell’apparecchio.
Alle 14,10 avviene il decollo, per il Ministro polacco inizia la meravigliosa avventura in un soleggiato pomeriggio invernale. Vengono sorvolati l’Agro Pontino, Sabaudia, Littoria, Anzio, il lido di Roma, la Capitale. L’entusiasmo di Beck è alle stelle e dura oltre novanta minuti, il tempo in cui il trimotore rimane in area.
L’atterraggio a Guidonia avviene fra gli le entusiastiche manifestazioni dei presenti. Beck ringrazia ripetutamente il Duce. Soddisfatto della giornata l’ospite polacco accompagnato da Bastianini ed il suo seguito si dirige verso Roma. Mussolini dopo essersi trattenuto sul campo per vari minuti, accompagnato dal Sottosegretario di Stato all’Aeronautica generale Valle, lascia Guidonia dirigendosi verso la Capitale in automobile.