L’agrario della val d’Orcia
Chi è stato a uccidere questo ottantenne imprenditore agricolo di San Quirico d’Orcia, burbero ed elegante, schivo e sognatore? Nulla è stato rubato dalla sua abitazione e allora per quale motivo può essere stato aggredito in modo tanto brutale un pensionato, intento a vivere un altrove tutto suo, occupato com’era per buona parte del tempo ad ascoltare musica o a frugare tra le stelle con il proprio telescopio, quasi vi cercasse una via di fuga dai propri tormenti?
Le palme del Tigullio
Chiamato ancora una volta a risolvere l’enigma è Gigi Berté, l’originale commissario meridio-milanese giunto in una sorta di esilio sotto le asfittiche palme del Tigullio, ma diventato ormai parte integrante della realtà rivierasca. Tanto da ritrovarsi, nella quindicesima puntata della sua saga, nella «dolce attesa» di due gemelli con Marzia, la titolare della pensione che lo aveva accolto dopo il trasferimento.
La coscienza non perdona
Alto uno e novanta, ribelle coda brizzolata, acuto d’ingegno e spigoloso di carattere, cripto-scrittore di romanzi noir alle prese con una coscienza che non gli perdona nulla, in realtà questa volta Berté è chiamato a sciogliere non uno, ma due misteri.
Oltre a quello relativo all’omicidio appena avvenuto, che ha per vittima una persona tra l’altro conosciuta di vista, il funzionario di polizia si trova di fronte a una storia interrotta mezzo secolo prima, da quando Guerrini, sul sagrato della chiesa nel paese natio in Toscana, aveva atteso invano la promessa sposa nel giorno delle nozze. Scomparsa con colui che avrebbe dovuto essere suo autista quel giorno, la donna non si era presentata, e da allora Neri non aveva fatto che attenderla.
Elena + Michela = Emilio
Il doppio intrico costituisce la trama di Aspettando Cosetta, l’ultimo romanzo di Emilio Martini (Corbaccio, pp. 224, euro 16,60), nom de plume di Elena e Michela Martignoni (l’Emilio è un omaggio a Salgari), sorelle nella vita e gemelle nella scrittura di romanzi storici e polizieschi. Dalla loro penna sono usciti libri quali Requiem per il giovane Borgia e Il duca che non poteva amare, oltre ai gialli con Berté protagonista, molto apprezzati dal pubblico non solo italiano.
È un vicino della vittima a raccontare di una specie di apparizione avvistata sul terrazzo di Guerrini la sera precedente: una donna avvolta in un velo da sposa o una specie di fantasma.
Ufologia e esoterismo
Si parte da qui, e non è gran che per il commissario: quanto sia attendibile la visionaria testimonianza dell’anziano appassionato di ufologia ed esoterismo è evidente a un uomo con i piedi ben piantati a terra come Berté. Ma le sue parole alla lunga si riveleranno quasi una formidabile intuizione.
L’indagine condurrà in Toscana (e ben oltre) e obbligherà a viaggiare anche nel tempo, fino a un finale a sorpresa. La trama è avvincente, e la scrittura delle sorelle milanesi (che da decenni bazzicano le reali, tigulline Lungariva) con poche e opportune pennellate rende anche particolarmente vivi i protagonisti del romanzo: ognuno con la propria personalità, ognuno alle prese con problemi, aspirazioni e convinzioni. Tutto nella consueta leggerezza di un romanzo da divorare d’un fiato, spesso con il sorriso sulle labbra.
Bernard Shaw e il manicomio dell’universo
Come quando la Coscienza (bastarda) contrappunta i gesti e i pensieri del commissario. O come quando, a pagina 140, ci si trova a leggere la frase di George Bernard Shaw: «Più vivo e più sono convinto che questo pianeta sia usato da altri pianeti come manicomio dell’universo». Basta questa citazione, per sentirsi ancora più vicini allo scetticismo di Berté e all’ironia delle sue autrici. E, chiuso il libro, più confusi ma anche consolati nel mondo che ci circonda.
*Da Gazzetta di Parma, 7 marzo 2025