
La conquista del sud e… Xi Jimping
La serie tv Il gattopardo si svolge in questo biennio; il film L’abbaglio di Roberto Andò, uscito a inizio anno, si concentra sul maggio-luglio 1860. Ma entrambe queste ricostruzioni riguardano la Sicilia nella prospettiva di Carlo Alianello: la conquista del sud. Intanto nella realtà – non nei film – avviene la conquista del nord a opera del braccio violento del Meridione. Una colonizzazione inversa, ma sottaciuta: nella sua ultima visita in Italia, Xi Jinping è andato a Palermo. Ci sarà un perché.
Economicamente, Il gattopardo – 5 ore suddivise in 6 puntate, 4 firmate da Tom Shankland – andrà meglio dell’Abbaglio. Ha infatti un respiro internazionale e lo dirige un inglese. Zolfo e marsala, oltre alla posizione strategica dell’isola, interessano sempre Londra.
Modello? Downton Abbey
La vicenda del Gattopardo si apre tra i bagliori della decadenza di Don Fabrizio Corbera, principe di Salina (Kim Rossi Stuart, di nome kiplinghiano e di ascendenza scozzese) proprio come nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Feltrinelli, 1957). Però la storia si conclude nella prospettiva della figlia Concetta (Benedetta Porcaroli), volitiva e destinata a prendere le redini della famiglia, quanto Lady Mary della serie britannica Downton Abbey. E’ ciò che separa la serie tv dal romanzo e dal film di Luchino Visconti ( girato nel 1962); ed è anche ciò che permetterà di girare un seguito di osservanza femminista.
Garibaldi per un attimo
La produzione ha permesso agli sceneggiatori Richard Warlow e Benji Walters di allontanarsi dall’archetipo viscontiano. Sì, si vedono all’inizio tricolori al vento, ma in misura omeopatica. E’ rimosso quasi tutto dello spirito del centenario dell’unità italiana. Si mostra per un attimo, allo sbarco di Marsala, Giuseppe Garibaldi. Non si mostrano Nino Bixio e C. Si tace di Mazzini e Cavour. Vittorio Emanuele II è solo un distratto spettatore del Nabucco a Torino.
Si scrive onesti, si legge scemi
Restano sulla scena – in quota patrioti – l’opportunista Tancredi (Saul Nanni) e la complice Angelica (Deva Cassel), un paio di conti lombardi onesti, nel senso che oggi si dà al termine: ingenui (eufemismo).
Rossi Stuart non sfigura, sebbene la regia gli imponga camminata e atteggiamenti da cow-boy, che affiorano anche nelle scene a cavallo. Del resto la Sicilia è fotografata da farla sembrare il finto Messico dei film di Sergio Leone. Benedettà Porcaroli è una credibile Concetta, consapevole del ricambio delle élite prima di Vilfredo Pareto. Saul Nanni non è Alain Delon.
Il Gattopardo di Tom Shankland (episodi 1, 2 ,3, 6), Giuseppe Capotondi (ep. 4), Laura Luchetti (ep. 5), con Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Saul Nanni, Francesco Colella, Deva Cassel. Ogni episodio su Netflix: 50′ circa.