
In Germania, un po’ meno in Francia e negli Stati Uniti, ci sono persone che dedicano la vita a una o più riviste. In Italia ce ne sono meno. Nico Crea è uno di loro.
Dal 2008 Arthos ha, dopo Renato Del Ponte, un nuovo editore: lei. Nuovo, ma di lungo corso…
“Associo i miei inizi ai consigli e all’esperienza che avevo fatto dal 1973 con Maurizio Cabona: il mensile ciclostilato Perseveranza…”
Perseveranza nei giorni di “Ora e sempre resistenza”. Vi sarete sentiti soli!
“Eppure, sempre a Genova, nel 1976 fondo Raido, rivista poi interrotta per dedicarmi all’imprenditoria”.
Le difficoltà temprano, se la carta stampata resta ancora parte di lei.
“Sì. Nel 2007 fondo le Edizioni Arŷa. Oltre a pubblicare testi non conformi sulla Tradizione, Arŷa acquisisce Arthos, rivista-libro creata da Del Ponte nel 1972, prima come ciclostilato, poi a stampa. E, dopo la scomparsa di Del Ponte, Arthos continua”.
In epoca di contestazione generale, come si diventa tradizionalisti?
“Avevo un interesse latente per il tradizionalismo, una curiosità ancora scomposta e disordinata già nell’adolescenza. Dal 1968 l’interesse si delinea meglio, per cristallizzarsi nei primi anni ’70, anche grazie alla lettura di Nietzsche, Spengler, Evola e Guénon. Il contesto politico di quel periodo contribuisce al mio orientamento”.
In quel contesto chi conosce?
“L’incontro più significativo è stato con Renato Del Ponte e alcuni membri dell’ Ordine della Corona di Ferro e del Centro Studi Evoliani. Ho avuto corrispondenze con Horia Sima, Albert Speer, Arno Breker, Karl Dönitz, Saint-Paulien e altri, dei quali conservo la documentazione”.
Chi avrebbe voluto non conoscere?
“Allora e ancor più oggi i ‘vampiri psichici'”.
Ovvero?
“Individui parassitari e deprimenti, sleali e incoerenti, che – dietro una facciata di amicizia o condivisione d’interessi – ti prosciugano mentalmente e spiritualmente”.
Arthos ieri, oggi, domani…
“Dal 2008, per le Edizioni Arŷa, Arthos esce più regolarmente, migliorato nella grafica e nella distribuzione. Triplica così la tiratura, mantienendo le sue idee, si apre a prospettive alternative e autori prestigiosi.
Fare l’editore di solito non rende.
“I piani futuri prevedono maggiori investimenti, migliore distribuzione, nuove strategie di diffusione”.