La stampa mainstream italiana e i pregiudizi nel racconto della stagione trumpiana
appresenta perfettamente il pensiero - del tutto contrario ad ogni, certamente difficile, ricerca di neutralità - dei giornalisti italiani (ma non solo), esteso, quale in effetti era, a Donald Trump, quanto disse Hillary Rodham Clinton nel corso della campagna del 2016, bollando con l’espressione “deplorables” coloro che non la pensavano come lei
Trump con Zelensky nella Sala Ovale della Casa Bianca
Ho finito ora di leggere il Punto del Corriere della Sera ‘Prima ora’ specificamente intitolato ‘I dieci minuti che sconvolsero il mondo’ naturalmente redatto al fine di illustrare lo storico confronto alla Casa Bianca, ai ferri corti a dir poco, Trump/Zelenski di ieri 28 febbraio 2025.
Difficile trovare una cronaca e una serie di commenti e pareri altrettanto rappresentativi dell’influsso che l’ideologia definibile in genere ‘di sinistra’ (non comunista, essendo quella oggi non da oggi dominante la degenere derivazione di una certamente avversa posizione comunque culturalmente assai bene strutturata che, per carità, non poggiava sul limo) ha avuto ed ha da decenni su giornalisti assolutamente e totalmente ‘schierati’.
Come può il Corriere (o non se ne cura affatto?) così rigidamente posizionato pensare di capire quanto sta accadendo, di comprendere il fenomeno Donald Trump del cui annunciatissimo arrivo non si è praticamente accorto (conducono a tali esiti la faziosità e una sostanziale incultura!) e il cui significato non accetta di esaminare se non con una deviante, presunta e infine ovviamente inesistente superiorità?
E certamente, altrettanto si può dire leggendo La Stampa per non parlare di Repubblica, come ascoltando radio e televisioni.
Rappresenta perfettamente il pensiero – del tutto contrario ad ogni, certamente difficile, ricerca di neutralità – dei giornalisti italiani (ma non solo), esteso, quale in effetti era, a Donald Trump, quanto disse Hillary Rodham Clinton nel corso della campagna del 2016, bollando con l’espressione “deplorables” coloro che non la pensavano come lei.
Cosa faranno questi autorevoli signori nei prossimi lunghi anni nei quali, con ogni probabilità e salvo accadimenti per lui non augurabili, J. D. Vance – da quanto espresso di recente a Monaco e non soltanto, orrore! un vero liberale – sarà alla Executive Mansion altresì come successore di Donald Trump?
Si renderanno finalmente conto – per non parlare delle numerosissime narrazioni, false in quanto avverse alla realtà storica, alle quali sono legati – del fatto che votano gli americani e che tendenzialmente (dal 1856, primo confronto diretto), contando il mandato in corso, i repubblicani hanno governato (vuol dire qualcosa?!) ventiquattro anni in più?
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