L’approdo di Lewis Hamilton in Ferrari è stato per la Formula 1 un colpo mediatico e commerciale di straordinario rilievo.
Ancora di più per Liberty Media, la società detentrice dei diritti commerciali del Circus.
In effetti, i presupposti per riscrivere l’epica degli sport motoristici ci sono tutti.
Basti pensare che, numeri alla mano, il pilota più vincente della storia (7 Titoli, 104 pole position e 105 vittorie) correrà nella Scuderia più titolata, simbolo e orgoglio dell’Italia nel Mondo.
Da part sua, lo stesso Charles Leclerc è apparso e si è detto entusiasta del suo nuovo compagno di squadra e dell’atmosfera che si respira.
Tutto appare massimante idilliaco: le prime tornate del britannico al volante di una Ferrari, sulla pista di Fiorano (dapprima sulla SF-23 e poi per rodare la SF-25) sono state accolte da una marea di appassionati.
Vero è anche che il pubblico ha sempre risposto presente ogniqualvolta – negli ultimi lustri – la Ferrari abbia accolto i suoi nuovi alfieri, soprattutto se ‘di peso’.
Con Hamilton, però, le sensazioni sembrerebbero quelle di ritrovarsi al cospetto di un mito vivente, arrivato a Maranello per riportare la Scuderia Ferrari regolarmente ai vertici della Formula 1.
Poco importa se gli stessi tifosi italiani erano quelli che lo fischiavano quando da pilota McLaren-Mercedes si confrontava contro Felipe Massa.
Oppure, quando in Mercedes vinceva gare e Campionati a ripetizione.
È il gioco delle parti che contraddistingue il tifo; il quale, proprio per sua natura, è quasi sempre impossibile da incasellare secondo logiche di razionalità.
Quali prospettive
Al netto degli entusiasmi, in realtà il 2025 della Ferrari si prospetta ricco di incognite.
A meno che la SF-25 non sia talmente dominante da circoscrivere ad Leclerc e Hamilton il confronto per il vertice.
O al contrario, che la vettura sia così deficitaria, che i due piloti del Cavallino possano giocarsi soltanto delle posizioni di rincalzo.
Due estremi, insomma, non necessariamente attuabili.
Più realisticamente, invece, nella misura in cui le vetture del 2025 hanno trovato i propri riferimenti nei valori e nell’evoluzione tecnica e aerodinamica dei prototipi in pista nel 2024, la questione è molto più complessa.
La Ferrari, quest’anno, potrebbe giocarsi più di qualche semplice vittoria singola, podio o piazzamento e l’arco della stagione legittimare delle scelte difficili, se non impopolari.
In sintesi, il muretto ad un certo punto dell’annata potrebbe dover scegliere un pilota su cui concentrare gli sforzi in vista dei massimi obiettivi.
Fermo restando che Hamilton non è più così performante sul giro secco in qualifica, come hanno dimostrato le ultime tre stagioni in Mercedes con George Russell come compagno, l’attenzione sarà tutta sui Gran Premi.
L’anagrafe, infatti, è un fattore relativo – e lo sta dimostrando il classe 1981 Fernando Alonso – rispetto alla guida su pista, sebbene comunque importante.
E allora i dubbi e le incognite saranno prettamente sulla gestione dei due piloti: in questo caso, la massima responsabilità sarà in capo (è proprio il caso di dirlo) al Team Principal Frédéric Vasseur.
Vasseur per altro li conosce entrambi alla perfezione, avendoli visti crescere.
Era infatti il responsabile della ART Grand Prix di Hamilton in GP2 nel 2006 (la Formula 2 di allora), quando il classe 1985 vinse quel Titolo, prima di esordire in Formula 1 l’anno successivo con la McLaren.
Qualche anno dopo, nel 2018, è stato il responsabile della Sauber in Formula 1, avendo dunque seguito la prima annata di Leclerc nel Circus.
Da questo punto di vista, dunque, il dirigente francese è una garanzia.
Il punto, però, è che in Formula 1 l’unico vero parametro resta il cronometro, rispetto al quale è impossibile assumere strade alternative.
Le incognite
Puntare aprioristicamente su uno dei due piloti non è pensabile, allorché Leclerc – che in Ferrari è arrivato nel 2019, dopo essere stato supportato sin dagli albori – resta il patrimonio.
Hamilton, però, è sempre Lewis Hamilton.
Ed è allora che la stagione potrebbe incidere sulla storia sportiva di ciascuno degli alfieri della Rossa.
In primis proprio su Leclerc: per il monegasco, classe 1997, quella in procinto di cominciare è l’ottava stagione in Formula 1.
È evidente che non ci si trovi più al cospetto di una promessa, ma di una certezza.
Il tutto, a maggior ragione per la scuderia che lo ha supportato sin dalle categorie minori, fino a farne il suo fulcro, almeno in teoria.
Una teoria che vacillerebbe non tanto per l’arrivo di Hamilton in sé, quanto nella strutturazione dell’ambiente di lavoro.
A maggior ragione, se dovesse profilarsi quella certa situazione secondo la quale l’ex alfiere della Mercedes dovesse ridimensionarne le ambizioni in pista, centrando il lavoro della squadra sulla sua figura.
A quel punto, a risentirne sarebbe lo status stesso di Leclerc in Ferrari, sin dalle fondamenta di un rapporto – professionale e sportivo – che deve ormai esprimere pianamente il suo immenso potenziale.
In sintesi, quindi, ai nastri di partenza, è il classe 1997 che si confronta con i maggiori rischi.
Hamilton, invece, ha meno da perdere, visto che le vette delle sua carriera – sia in termini di velocità pura che di costanza – le ha ormai raggiunte e ben superate.
Un lauto stipendio, la centralità dei riflettori e l’anagrafe (che resta comunque un ottimo alibi) potranno acuire l’eventuale mancanza di scintillanti prestazioni.
Entro certi limiti, ovviamente.
Gli basterà non sfigurare – perché a quel punto si tratterrebbe di un campanello d’allarme – vincendo qualche gara, là dove ci sia la possibilità e aiutando la squadra.
Questo insieme di variabili ha portato l’attesa per il 2025 a livelli che non si registravano da anni.
Non resta perciò che attendere il Gran Premio d’Australia, il primo stagionale.
Quando a Melbourne, il prossimo 16 Marzo, lo schieramento di partenza andrà completandosi e successivamente cominceranno ad accendersi i cinque semafori, sarà quello il prodromo.
Il prodromo dell’inizio di una nuova era.
Per la Ferrari, certo, ma anche per l’intera Formula 1.