
Berlino – Chi conosce l’Ucraina ne coglie il patriottismo esasperato nel documentario Timestamp di Kateryna Gornostai. Chi scrive era in Ucraina nel 2014, durante la genesi del conflitto, dilagato dal febbraio 2022. Ricordo a Mykolajiw (in russo Nikolajew) che, ai semafori, la gente usciva dalle auto con le bandiere spiegate, ballando su canzoni di devozione vedendo le colonne di carri armati che, da Leopoli, andavano verso la Crimea, occupata da Putin.
Il documentario Timestamp era la scorsa settimana in concorso dl Festival di Berlino, ma non ha avuto grande eco, perché è arrivato alla prestigiosa vetrina solo dopo che Trump aveva deciso di chiudere la guerra… Anche i grandi drammi hanno una scadenza. Dopo di essa, diventano imbarazzanti per gli stessi che li hanno finanziati.
Insegnare come nella normalità
Ma torniamo la codumentario. La guerra è degli adulti; i criminali, dunque, sono loro. Così la Gornostai li tiene come corollario e dà spazio alle vittime: bambini e adolescenti entro il prezioso e mortificato ambiente scolastico, sagomatosi sulle logiche di conflitto e sulle atroci conseguenze, tra rovine e classi-rifugio nei sotterranei. La regista contempla scene di vita scolastica a tutti i livelli, sottolineandone la resilienza. Loro continuano a studiare, mentre il loro Paese si difende e cade in pezzi tra gli sforzi degli stessi insegnanti, che consolano, insegnano e alimentano retoriche di guerra.
L’approccio della Gornostai è onesto, vigile verso la retorica che accomuna Ucraina, Polonia, Paesi baltici, la cui identità è sovente in discussione. E’ la fisima identitaria dell’Ucraina che ha scatenato le ire di Putin, promotore del vecchio impianto geografico della Russia. Il patriottismo tra i banchi non giova a ragionar di pace. La bugia della vittoria nelle canzoni, che fin da piccoli gli scolari hanno dovuto imparare, innescherà ulteriori dissapori. Un altro fallimento prescritto.
Frattanto i titoli sullo schermo indicano i nomi delle città più coinvolte e le loro distanze dal fronte, mentre il resto di Timestamp ci immerge negli ambienti scolastici, osservando scolari di diverse età intenti a fare ciò che fanno di solito: studiare, giocare, imparare, socializzare e annoiarsi, pure tra le macerie, fino alle sirene degli allarmi che impongono di lasciare gli spazi per rifugiarsi.
Papà ti guarda dal cielo
Nelle zone più vicine ai combattimenti, le lezioni si svolgono tra rovine di palazzi e su Zoom, mentre in altre aree si prosegue quasi come prima, se non sottoterra. Altrove, un’intera stazione della metropolitana è stata convertita in una scuola. Non sono rare scene strazianti, come quella della bambina, che piange nella piccola biblioteca scolastica, davanti alla foto del padre morto, tra i ritratti di altri caduti esposti dal Preside. Per consolarla, la maestra, rincara la dose: “Papà è lì per prendersi cura di te, guardandoti con amore dal cielo”. Si cova oggi il rancore di domani.
Gli adolescenti sanno che di essere i prossimi a essere arruolati. Al liceo imparano a sparare con i fucili o a usare il laccio emostatico sulle ferite. Ma provano a essere ragazzi normali, girando video su TikTok con gli amici o provando coreografie per la cerimonia di diploma che chiude il film. Un evadere mortificato dall’ennesima sirena o da un’altra omelia bellica, dispensata da un ufficiale dal fronte, ospite del giorno per tenere acceso il braciere anti-russo.
Da Denouement