
La filantropa e il ballerino
L’élite di San Francisco
Apre Dreams un’immagine desolante: un camion carico di migranti urlanti, al confine di Laredo (Texas). Ma la conclusione inquieta di più. Jennifer ha attratto Fernando a San Francisco con la promessa di un amore impossibile e si rivela incapace di accettarlo nel suo mondo elitario. Vive tra due realtà: la città americana, che la isola, e l’appartamento a Città del Messico, sempre più occidentalizzata, dove si rifugia dopo la loro rottura.
Isaac Hernández, ballerino dell’American Ballet Theatre, ha un’energia magnetica, evidente anche nelle scene d’amore con la Chastain, che, oltre a essere intensamente sensuali, raccontano l’equilibrio precario della relazione: un sentimento soffocato da barriere sociali e paura dell’abbandono.
Solitudine in reciproca compagnia
L’incapacità della donna di parlare castigliano e la sua dipendenza da Google Translate, per comunicare col personale di servizio, ne sottolineano l’isolamento. Ovunque vada, lei è sola. In una scena particolarmente cruda, lui le dice: “Non ti importa di quello che mi succede”, mentre lei si scontra con l’idea che lui possa costruirsi una vita indipendente a San Francisco. Che dimensione asfittica…
Promesse tante…
Non è un caso che l’ufficio del padre della donna ricordi una prigione: il peso del privilegio si stringe su di lei come un cappio; lui diventa sempre più invisibile, ripreso spesso di spalle, come un figurante, nemmeno come un comprimario. Lei ama, ma sacrifica tutto, per proteggere immagine e posizione sociale.
La Chastain è impeccabile. Gioca con le sottili incrinature della sua maschera. L’ultima scena, con un sussurro dietro un vetro, lascia un senso di sconfitta. I sogni di lei si dissolvono in una lacrima, quelli di lui non si realizzano. Ovvero Dreams è il ritratto di un Occidente che molto promette e poco mantiene.