
Di certo c’è che questa edizione è tra le più scadenti mai realizzate, con buona pace dell’Accademia della Crusca, che ha speso il suo tempo ad analizzare i testi delle canzoni, ma…
Ma il livello medio delle canzoni, testi scoordinati- il sette a Noemi degli accademici vale come uno scolastico “puoi fare di più”- e nessuna originalità di spartito, e la fisionomia del vincitore possono sortire qualcosa di buono. Cancellare Sanremo. Almeno così come è stato finora: un ossimoro canoro sul costume degli italiani.
Da una parte direttori artistici più o meno addentro nel mondo della musica tanto da sperimentare regolamenti che equiparano i giovani alle vecchie conferme, dall’altra l’incosciente meraviglia di fronte alla corazzata di “Amici”. “Incoscienti giovani“: tanta ragione ad Achille Lauro! Il giovanilismo o viene soppiantato dalla rivoluzione vera, quella lacrime sangue e note, oppure morirà di noia autocombusta. La noia di sentire il pubblico del Teatro Ariston urlare il disappunto per il sesto posto di Giorgia mentre il resto del mondo- fuori dai look di gran sera, dai biglietti di gran tasche, dai “poracci” della galleria vera anima del Festival, dalle star in promozione, dai vertici Rai più un ministro- pesca un ragazzo di ventitré anni che ha esordito su Tiktok, poi ha avuto la fortuna di imbattersi nella manager Martina Donà e nel pollaio virtuoso di Amici ed eccolo qui: ha vinto il Festival.
Bando alle domande simil esistenziali “Olly chi è?” perché sono anacronistiche come la gran parte del dibattito politico dei talk. Olly ha vinto perché il televoto non è dato da maturi signori in smoking ma da un esercito di adolescenti che ascolta musica sulle piattaforme, che scarica reels, che si autopromuove e che sogna di fare l’influencer, nonostante i Ferragnez. Adolescenti che la filosofia defilippiana ha allevato che manco Socrate con i suoi discepoli. Quello che non si capisce o meglio si ha resistenza a capire, in un’Italia senescente che non si arrende – chi l’ha fatto fare a Massimo Ranieri e Marcella Bella di gareggiare?- ai giovani, investendoli di un paternalismo fastidioso, è che ai giovani occorre dare spazio. Ai giovani pieni di tatuaggi, orecchini e collane, look urban fluid, ai giovani alla disperata ricerca di amore e di certezze, ai giovani cui abbiamo insegnato che il successo non è un eccesso ma un accesso. Accedi a un talent e sei famoso, diventi nel giro di un botto di like VIP o Big per restare a Sanremo. Occorre dare spazio ai giovani perché se lo prendono, grazie a manager capaci di intercettare il pubblico vero e soprattutto grazie al mondo che cambia. Il problema è, semmai, come cambia e se cambia davvero. La canzone “Balorda nostalgia” ha contenuti così vieti da far rimpiangere tutto il cantautorato melenso dei disperati d’amore. Alla fine, i giovani vogliono questo: sentimenti antichi in veste nuova. Al pubblico che sposta i voti non importa dell’interpretazione straordinaria di Giorgia (a proposito, la Crusca conti quante volte questo aggettivo è stato pronunciato e ne faccia uno studio sui meccanismi pubblicitari Rai) , anche perché sorregge una canzone mediocre, né della normal trasgressione di Achille Lauro. Nemmeno delle canzoni più impegnate, parolona, di questa edizione: Simone Cristicchi e Brunori Sas che lisciano il pelo ai buoni sentimenti in quota chic, nazional e radical, o di Fedez in vena di lavare i panni sporchi a beneficio di mercato (il lupo perde il pelo…) e nemmeno dei “Cuoricini” di Coma_Cose cui augurare un futuro da Albano &Romina o da Ricchi&Poveri piuttosto che di Jalisse (attenti!). Al pubblico degli adolescenti interessa quell’uno come noi sul quale si regge la narrazione sociale e politica in cui vivono. Olly canta quell’uno come noi. Il secondo posto di Lucio Corsi è dannatamente speculare: uno come noi, ma meglio non mostrarsi del tutto, metterlo dopo per non farci i conti. Sarebbe stato bello, invece, farci i conti con questo cantautore che ricorda il punk di Alberto Camerini.
Allora, la rivoluzione? Aspettiamo tempi migliori. Intanto “Amici” continua a monopolizzare la musica e Carlo Conti con la truppa dei suoi co-conduttori restano basiti a chiedersi “Ma vero, che non ha vinto Giorgia?”. Vero e tanti cuoricini alla fine di questo Festival.