
Il lezzo del cinismo circonda – senza sconti d’aroma, come in Parasite, vincitore al Festival di Cannes nel 2019 – anche Mickey 17, film di Bong Joon-ho, presentato nel Berlinale Special, che sarà nei cinema italiani dal 6 marzo. Il film è ispirato all’omonimo romanzo di Edward Ashton (trad. it., Fanucci, 2025, euro 16,90) e lo stesso regista precisa, che è “il film più umano fin qui girato”.
Immortalità impropria
Il protagonista è però un certo Mickey (Robert Pattinson), con la sua storia di umano “sacrificabile”, venduto al progetto da un mafioso, come vittima riciclabile da ristampare, ogni volta che muore. In effetti, per colonizzare un nuovo ambiente, affrontarne virus e batteri, riparare guasti fuori dallo scafo, trarre e sperimentare su cavie per produrre medicine necessarie alla colonia, è sempre meglio avere qualcuno usa-e-getta. Il ragazzo, tra l’altro, ha firmato quel contratto, pur di non finire segato in pezzi dagli assassini che lo hanno smerciato.
Per lui significa morire, ma anche tornare vivo, ogni volta con la propria memoria fino all’ultimo pensiero prima dell’inceneritore, o mentre muore nel pianeta dal gelo eterno, perché distante dal suo sole.
A getto d’inchiostro
“Nella maggior parte dei film di fantascienza e fantasy, la vita eterna è qualcosa di sublime, spirituale e profondo” – dichiara Bong Joon-ho. “Io, invece, ero affascinato dal riprodurre esseri umani come se fossero stampabili a getto d’inchiostro.” Si percepisce il ghigno divertito del regista, che insiste su storie di gente in lotta, perché manipolata dal capitalismo, in una quotidianità amplificata da irrisolvibili contraddizioni.
Mickey 17 è una commedia spietata, l’arringa gridata da un avvocato, sostenuta da fatti concreti, di crimini tangibili macerati nella pastella del cinismo – in primis – verso il nostro stesso mondo e tutte le sue specie. Nel pianeta colonizzato vivono creature semi- animali, brutte da far paura, ma pacifiche e (a loro modo) accoglienti. Invece la storia dell’astronave è una storia tutta terrestre di sterminio.
Pari e dispari
Il discorso si complica quando, dato il personaggio Mickey 17 per morto definitivamente, viene Mickey 18. Fra copia e replicante di una copia si passa dalla competizione alla condivisione alternata del destino tra il ceppo dei Mickey dispari e quello dei Mickey pari. A impregnare con la sua bravura lo schermo c’è Robert Pattinson, impressionante nell’alternanza di registri. I due Mickey sono oppostia: uno è dolce e remissivo, l’altro assassino seriale. Per il nuovo esemplare, la stampante pare aver virato sui toni “freddi”.
“In definitiva, la storia parla di quanto gli esseri umani possano essere patetici,” spiega Bong Joon-ho. “È quasi come se si sentisse l’odore di ogni personaggio del film: le loro macchie di pipì, i loro calzini puzzolenti.”
(Dal blog Denouement)