
L’ago tra le mani di Karoline (Victoria Carmen Sonne) cresce, come nel ventre le cresce il feto, e diventa strumento dell’insano gesto di una donna abbandonata dal marito, che si fa credere morto.
Abbandonata una seconda volta dal suo datore di lavoro, che l’ha sedotta e illusa, promettendole una vita meno disumana di quella durante gli anni della prima guerra mondiale. Invece il bambino le fa perdere anche il lavoro di sarta in fabbrica e al culmine della sua disperazione, Karoline incontra Dagmar (Trine Dyrholm), che salva lei e tiene in vita il bambino, convincendola a darlo in adozione.
E improvvisamente, a metà della visione, lo spettatore si trova di fronte a un film tratto da una storia vera. Chi è stata nella realtà Dagmar Overbye e per che cosa ha avuto un posto di rilievo nelle cronache danesi nei primi decenni del ‘900?
The Girl with the Needle è un film come le ombre tetre del suo poetico bianco e nero, quando il dolore più cupo si elegge a bellezza per gli occhi, tra le mani sapienti e talentuose del regista svedese Magnus von Horn, autore della sceneggiatura con Line Langebek. Victoria Carmen Sonne è convincente e straziante. Trine Dyrholm, come sempre immensa, porta ai nostri occhi l’umanità e la disumanità di Dagmar Overbye.
Il loro film, produzione danese/polacca/svedese, già in concorso all’ultimo Festival di Cannes e in nomination ai Golden Globes, compete per l’Oscar al miglior film in lingua non inglese.
The Girl with the Needle (“La ragazza con l’ago”) di Magnus von Horn, con Victoria Carmen Sonne, Trine Dyrholm, Besir Zeciri, Joachim Fjelstrup, 115′. In streaming sulla piattaforma Mubi.
Questo film mi ha davvero incuriosito. La storia così intensa,sembra essere raccontata con una sensibilità e una profondità che non posso perdere. La descrizione dei personaggi e la regia di Magnus von Horn mi hanno fatto venire voglia di scoprire di più su questa vicenda tragica e affascinante. Sicuramente lo guarderò.