
Qualche anno fa, sulle colline di Caltanissetta, un uomo proveniente dall’antica Persia mi mostrò con fierezza la sua libreria dove si stagliano, tra i grandi volumi sullo zoroastrismo, le prime edizioni di alcuni lavori di Pio Filippani Ronconi.
Gli chiesi cosa lo ha condotto verso gli studi dell’ultimo patrizio romano e lui, sornione, mi rispose celermente: «Io, persiano, vengo dalla culla del mondo».
Ci misi un po’ di tempo a capire la sua affermazione, poiché non avevo ancora “dialogato” con uno dei grandi maestri delle religioni orientali. «Ero lì quando Filippani Ronconi fu invitato dallo Scià di Persia per discutere dello Shi’smo di Persia e l’induismo», aggiunse quell’uomo che presto dovetti congedare con una certa amarezza, poiché ognuno deve seguire il suo cammino.
Oggi mi è tornato in mente, grazie anche alle persone che, con spirito indomito, qualche giorno fa hanno celebrato l’anniversario della scomparsa terrena dell’ex soldato volontario a difesa dell’Europa.
La sua vita è stata incredibile, in bilico tra Gurdjieff e Vladimir Oskarovič Kappel’. Eppure, dopo tanti anni e tante celebrazioni, su Pio Filippani Ronconi non è stato scritto ciò che è necessario per farlo conoscere al grande pubblico. Forse, questa riconoscenza editoriale potrebbe corrispondere ad un oltraggio, volendo citare Carmelo Bene. Oppure, potrebbe restituirgli quel posto che merita tra i grandi studiosi delle religioni. Sulla storia di esse, descritte qui in Italia – come la maggior parte dello scibile umano – in chiave marxista, i professori e le professoresse sono spesso reticenti a citarlo. Quella difesa di Anzio rappresenta la spada di Damocle che pende pericolosamente sulle teste degli accademici.

Tuttavia, c’è molto di più. Pallini, Marconi, Giaconi, Piscitelli e tanti altri se ne potrebbero citare, hanno contribuito con i loro articoli a rinsaldare la memoria di un uomo incredibile. V’è anche, soprattutto, Angelo Iacovella e il suo “L’orientalista guerriero” pubblicato con la casa editrice “Il Cerchio” circa un anno dopo la morte del maestro. Eppure, per chi sentisse in sé il desiderio di conoscere più approfonditamente l’opera di Filippani Ronconi, la bibliografia gli restituirebbe poco.
Come già detto, il lavoro di Iacovella ci restituisce una visione particolare, ma dopo tre lustri, è più che mai necessario unire le menti e le braccia per restituire ciò che egli, per quasi novant’anni, ci ha donato.
Una biografia, insomma. Un lavoro da compiere serratamente, con ardore e fatica, che sia metodologicamente inattaccabile. Pio Filippani Ronconi lo merita più di chiunque altro. Ha coniugato il pensiero e l’azione, abbracciando in toto la filosofia di Gentile sul connubio tra l’arte e la vita. Chi si ritiene pronto, dunque, si faccia avanti. Per l’onore di chi ci ha condotti verso la Via.