
Il lungo muro nero di Washington D.C. reca i nomi dei 58.000 americani, per lo più di colore, morti tra 1959 e 1975 in Vietnam. Inutile strage, peraltro non paragonabile a quella dei vietnamiti, da uno a tre milioni di morti?
Quei vietnamiti hanno pagato il prezzo di un conflitto che poteva non esserci. C’è stato perché, anche negli Stati Uniti, il baby boom – dopo la seconda guerra mondiale – avrebbe reso esplosivo il malessere delle minoranze vent’anni dopo. Occorreva quindi mutare potenziali insorti contro gli Usa in reali combattenti per gli Usa. Meglio ancora; in caduti per gli Usa.
“My son is dead. What for?”
Un dubbio – una realtà per chi era nel deep State – serpeggiava negli Stati Uniti fin da allora. Infatti sui cartelli più comuni nelle manifestazioni di protesta, soprattutto di studenti, si leggeva “My son is dead in Vietnam. What for?” (“Mio figlio è morto nel Vietnam. Per che cosa?”).
La presenza militare americana in quella parte di Indocina dal 1959. Fattori scatenanti, sebbene remoti in apparenza: la presa del potere di Charles de Gaulle in Francia; la presa del potere di Fidel Castro a Cuba. La Francia aveva lasciato il Vietnam nel 1954, ma non rinunciava all’idea di tornarci. E lo scacco di Cuba rendeva opportuno mostrare i muscoli altrove.
Si scrive Vietnam, si legge Ucraina
Ribadire queste connessioni dev’essere parso inopportuno ai produttori britannici dell’interessante serie tv Vietnam. La guerra che cambiò gli Stati Uniti di Rob Coldstream. Produttori decisi a ricordare – in tempi di Ucraina – che le guerre non finiscono mai. Questa serie, ora su Apple Tv+, alterna alle immagini di repertorio, largamente inedite in Italia, quelle del presente: vecchiaia dei reduci, commoventi, ma anche dilungate.
Le verità dette da Oliver Stone
Il sobrio commento letto da Ethan Hawke si allinea alle immagini. Tace le verità che nel 2012-2013 Oliver Stone affidava alla sua serie documentaria Usa, la storia mai raccontata, in Italia apparsa in dvd.
Ben altro il “cuore” di Vietnam. La guerra che cambiò gli Stati Uniti. Sulla retrospettiva storica prevale la nostalgia, implicita nella colonna sonora, l’eccezionale musica pop di allora, e nei sopravvissuti. Testimoniano coppie di camerati, diventati amici, poi divisi dal tempo. E c’è una coppia ricomposta di coniugi: nel 1966 lui cadde prigioniero e lo restò fino al 1973.
Aprile 1945 – Aprile 1975
I più suggestivi sono gli ultimi due dei sei episodi della serie: a fine gennaio 1973 gli Stati Uniti cominciano il ritiro delle truppe; a fine aprile 1975 la capitale del Vietnam del Sud è conquistata dal Vietnam del Nord. A 30 anni esatti dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa, a quell’ormai vecchio trionfo americano si sovrappone, nelle tv di tutto il mondo, la fuga in elicottero del personale civile e militare dall’altana sul tetto dell’ambasciata Usa a Saigon. Restano a terra, e destinati a morte quasi certa, i loro collaborazionisti. E’ successo ancora a Kabul, succederà a Kiev?
La guerra che cambiò gli Stati Uniti di Rob Coldstream, voce di Ethan Hawke, 6 episodi, Apple Tv +