
Stringe il cuore vedere, in tv, il ritorno di migliaia di palestinesi a Gaza, una città lunare, ridotta a cumuli di macerie, la cui rimozione richiederà molti anni.
Il pensiero non può non andare ad altri tempi, ad altre città – in Germania come in Italia, come in Francia e in altri Paesi europei – devastate dai bombardamenti aerei: l’arma meno ‘cavalleresca’ inventata dall’uomo, giacché non pone i combattenti sullo stesso piano e distrugge alla cieca beni e persone.
Cassino in macerie
La Cassino della mia adolescenza non aveva nulla da invidiare a Gaza e così le città tedesche di Germania anno zero di Roberto Rossellini, per non parlare di Hiroshima e Nagasaki. Le ragioni e i torti delle parti in campo lasciamoli da parte – per quanto riguarda la guerra contro i regimi totalitari, per un democratico , non dovrebbero esserci dubbi.
A volte sono i popoli – ovvero le loro classi dirigenti – la causa delle “distruzioni di massa”: quando non si distinguono più le aree militarizzate dalle altre e si nascondono armi micidiali in asili, luoghi di culto, scuole, ospedali, le possibilità di spietate carneficine diventano reali.
Danni? Sempre collaterali
Il problema, però, è un altro. Dobbiamo rassegnarci ai ‘danni collaterali’ delle guerre o possiamo anche chiederci, da esseri consapevoli e pensanti, se in qualche misura potevano evitarsi?
La decisione, ad esempio, di distruggere un’abbazia secolare come Montecassino – nonostante i comandi alleati fossero stati avvertiti che non vi erano tedeschi – non può diventare soggetto di riflessione, per evitare tragici errori analoghi?
“La guerra è guerra”, d’accordo, ma le crudeltà inutili, le decisioni avventate, le violenze e le atrocità degli invasori vanno sempre dimenticate assieme a quanti, politici e ufficiali di Stato Maggiore, avrebbero voluto evitarle e, in seguito, punirle in modo esemplare?
Liberate e stuprate
Le 60 mila donne stuprate dai goumiers marocchini del generale Alphonse Juin (cifra riportata nel 1952 alla Camera dalla deputata del Pci, M. Maddalena Rossi) erano un prezzo inevitabile della guerra di liberazione?
E i tedeschi della Wehrmacht e i reparti fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana di Frosinone, che cercarono di avvertirle e di metterle in salvo, vanno dimenticati, solo perché combattevano dalla parte sbagliata?
*Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche Università degli Studi di Genova
Il Giornale della Liguria e del Piemonte, 4 febbraio 2025
Già ‘la parte giusta’ implica un’adesione all’ideologia dei vincitori. Non esistono ‘parti giuste nella WWII’, semmai tutte sbagliate…
La WWII non fu una guerra contro i regimi totalitari, infatti servì a far vincere Stalin