Talvolta il mondo militare spiega meglio di ogni altra cosa la storia. Le strategie, le tattiche, gli armamenti, il terreno, gli uomini sono tutte variabili che al meglio – e in maniera imparziale – motivano certe dinamiche e certi esiti. E’ il caso delle campagne della Wehrmacht nei Balcani, in particolare in Jugoslavia, Grecia e Creta, fra l’aprile e maggio 1941. Il libro L’ultima blitzkrieg (Italia Storica ed.), curato da Andrea Lombardi e scritto da Helmut Greiner, autore di scritti militari postbellici oltre che compilatore generale del “Diario di guerra della Wehrmacht”, dai generali Burkhart Müller-Hillebrand e Hans von Greiffenberg i quali si sono avvalsi anche di materiale proveniente da archivi statunitensi e britannici. Il testo illustra le operazioni militari e le manovre politiche dell’Asse, delle nazioni balcaniche e degli alleati nel 1940-1941. Uno studio interessante che spiega che nel 1940, inizio della seconda guerra mondiale, Hitler rimarcava che la Germania non aveva mire espansionistiche sui Balcani. Infatti la Germania da quell’area riceveva approvvigionamenti cospicui di alimentari e di petrolio. Un motivo per il quale era importante che in quella zona regnasse la pace e non si svolgessero combattimenti. Tentò, quindi, di contenere la politica decisionista e aggressiva dell’Italia verso quella regione e soddisfacendo le pretese di Bulgaria e Ungheria sul territorio rumeno evitando conflitti e anche semplici contrasti. Il rischio era rappresentato dall’eventuale intervento diretto dell’esercito inglese in Grecia. Anche perché Hitler stava preparando un piano di assalto all’Inghilterra e – come misure alternative – la presa di Gibilterra, dell’Egitto con il canale di Suez e l’invasione della Russia. Le nazioni balcaniche firmarono, l’una dopo l’altra, il Patto Tripartito, siglato già da Germania, Italia, Giappone, e subito dopo l’esercito tedesco entrava nella nazione che diveniva una sorta di protettorato della Germania. Senza alterare gli equilibri precari che c’erano nei Balcani. Ci fu un rovesciamento del governo in Romania e salì al potere Antonescu che chiese alla Germania di intervenire per tutelare i campi petroliferi. Hitler stava preparando l’ingresso senza svelare piani militari e motivazioni politiche al governo italiano. Mussolini, nel contempo, invase la Grecia seguendo un piano proprio che non teneva in considerazione quello tedesco e anche perché gli alleati tedeschi non avevano svelato nulla dell’ingresso in Romania. Hitler si trovò in difficoltà per questa decisione. Aveva più volte sottolineato la necessità di non alterare l’equilibrio nei Balcani. In più gli inglesi avevano occupato nel frattempo il sud della Grecia e disponevano adesso di aeroporti proprio a due passi dalla Romania e a poca distanza dell’esercito tedesco. Quattro giorni dopo Hitler decise di far intervenire l’esercito tedesco.
Nella parte finale del libro, arricchito da decine e decine di fotografie, fra le quali alcune inedite, si affronta anche il tema dell’invasione della Russia, con i ritardi di tre settimane, le iniziative fuori tempo, il gelo dell’inverno ma anche le settimane perse per dirimere le controversie fra Hitler e i vertici dell’esercito sulla strategia da adottare. Non solo: anche la differenza di obiettivo da perseguire in Russia ebbe il suo rilievo: per Hitler bisognava occupare dapprima l’Ucraina e Leningrado, per i generali dello Stato maggiore tedesco Mosca, la capitale. Per non parlare dei ritardi causati dall’invasione inglese della Grecia e di Creta che fece slittare i tempi per l’Operazione Barbarossa. Un libro che illustra gli errori che si erano succeduti in quella fase della guerra.
Greiner, Müller-Hildebrand, von Greiffenberg, L’ultima blitzkrieg, Italia Storica ed., a cura di Andrea Lombardi, pagg. 233 (di cui 76 di foto e cartine), euro 24,00 (ordini: www.italiastorica.com).