Con L’ abbaglio di Roberto Andò il cinema italiano ri-parla del Risorgimento, dopo le polemiche del CL anniversario dall’Unita’ e l’ideologico film Noicredevamo di Mario Martone (2010). Seguito del gustoso pirandelliano La stranezza (2022), sempre di Andò, L’abbaglio evoca il reale Vincenzo Orsini.
Di fantasia sono i due cialtroni, arruolatisi solo per tornare, gratis, in Sicilia, dove, alla prima cannonata, disertano. Ripresi nei ranghi, anziché fucilati, pochi giorni dopo per carenza di effettivi, i due si riscattano… imbrogliando, dopo l’amico, anche il nemico. Nel 1880, Orsini li rintraccia a Palermo, dove sono bari in una bisca, metafora del nuovo Stato italiano. Dunque Andò torna sul tema – nato con Alfredo Oriani e Antonio Gramsci – del Risorgimento tradito, del Risorgimento come rivoluzione interrotta, a vantaggio dei possidenti, del Risorgimento, appunto, come abbaglio.
Luchino Visconti e i fratelli Taviani
Questo è il tema del Gattopardo di Luchino Visconti (1961), ma da lui svolto nella prospettiva di un aristocratico siciliano, alter ego di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che conosce limiti dei conterranei e criminalità dei borghesi, siciliani o no. Allonsanfan (1974) e San Michele aveva un gallo (1976) dei fratelli Taviani raccontano rispettivamente prodromi amari e postumi amarissimi del Risorgimento. Bronte di Florestano Vancini (1973) evoca la strage compiuta, per rappresaglia, dai garibaldini di Nino Bixio. Quanto è bello lu murire acciso di Ennio Lorenzini (1976) evoca la strage subita a Sapri dai pre-garibaldini di Carlo Pisacane.
Italia ’61 e il centro-sinistra
Uno studente degli anni ’60 -’70 poteva chiedersi perché a scuola, specie nel centenario dell’Unità (1961), il Risorgimento fosse un evento da commemorare col centro-destra e poi col centro-sinistra, mentre subito dopo il cinema gli diceve il contrario. A mia memoria la validità politico-ideologica dell’impresa unitaria è in 1860 (1934) di Alessandro Blasetti, che nei Mille volontari – bergamaschi e genovesi per quasi il 50% – vede gli anticipatori della guerra vittoriosa del 1915-18 contro l’Austria-Ungheria, che corona il Risorgimento, e della marcia su Roma.
La pista inglese
Non è tanto sul versante estetico che L’abbaglio è discutibile, ma su quello storico. Un film non può dire tutto, ma una frase indicativa si può metterla sempre quando si tratta di eventi determinanti.
Invece L’abbaglio tace sugli inglesi che – per loro interessi – finanziarono e appoggiarono l’impresa dei Mille, protessero il loro sbarco a Marsala coi cannoni della flotta, infine li armarono con modernissimi – per l’epoca – fucili a canne rigate Enfield e revolver Colt.
L’abbaglio tace anche sul fatto che Garibaldi partì in carrozza: solo a Talamone si imbarcò. In compenso il film inventa una tempesta che non ci fu. Si celebra poi Calatafimi come una grande battaglia, eppure, tra ambo le parti, i morti furono meno di cento.
Alla Gancia, non a Corleone
Sempre L’abbaglio racconta rappresaglie borboniche, incendi e fucilazioni indiscriminate. Ma non ci fu distruzione di Corleone. La repressione sanguinosa era stata invece alla Gancia, ma un anno prima, per sedare la rivolta autonomista.
La vera, autolesionistica repressione borbonica fu bombardare Palermo, dove Garibaldi s’era introdotto proprio grazie al diversivo di Orsini: un migliaio di vittime e moltissimi feriti. Ciò spinse molti siciliani, prima piuttosto tiepidi, a schierarsi con Garibaldi, che li armò coi fucili inglesi.
Intanto i Mille erano aumentati di numero, grazie ai siciliani, ma soprattutto ai continui arrivi dal nord di navi, cariche di uomini che, con la paga di tre franchi al giorno, potevano sottrarsi alla carestia nella valle del Po, causata dalla guerra del 1859.
Infinem nell’Abbaglio, si omette che i garibaldini erano politicamente motivati e, in larga misura, collaudati al combattimento. L’esercito borbonico, tranne i reggimenti di mercenari, era più da parata che da battaglia, oltre ad avere a capo un re inesperto: il contrario del padre, Ferdinando II, cui però Francesco II non voleva somigliare.
‘Risorgimento tradito, Risorgimento come rivoluzione interrotta…’. Sono minchionate gramsciane e sinistrorse. Nessuno tradì il Risorgimento che era un’idea borghese, mazziniana e balzana di per sé. Colpa anche dei Savoia che s’illusero di addomesticare quella sarabanda casinara, non rivoluzionaria…. Riscatto di quel tempo solo Carlo Felice, l’ultimo vero Savoia…
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‘Risorgimento tradito, Risorgimento come rivoluzione interrotta…’. Sono minchionate gramsciane e sinistrorse. Nessuno tradì il Risorgimento che era un’idea borghese, mazziniana e balzana di per sé. Colpa anche dei Savoia che s’illusero di addomesticare quella sarabanda casinara, non rivoluzionaria…. Riscatto di quel tempo solo Carlo Felice, l’ultimo vero Savoia…
Senza Risorgimento e senza Unità forse ci saremmo risparmiati due Guerre Mondiali ed un Impero coloniale che solo prosciugava risorse…