
Nell’intervista al Fatto quotidiano del 23 u.s., il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha manifestato perplessità sulla proposta dell’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE, Kaja Kallas, e del commissario alla Difesa, Andrius Kubilius, di portare al 5/6% le spese militari. ”Vorrebbe dire spendere in Italia, 110 miliardi per la difesa, una cifra irraggiungibile per noi”.
Due condizioni inesistenti
Il 5% all’esercito significherebbe dare meno soldi alla Sanità, alla Scuola, alle infrastrutture, alle misure di previdenza sociale, agli istituti di ricerca ecc.. Un popolo può anche acconsentire, ma a due condizioni: che sia animato da un profondo patriottismo e che sia convinto che le spese militari siano giustificate dalla difesa di valori così alti da indurlo a consumare meno burro per fabbricare più cannoni.
Per la patria non si muore più
Non mi sembra il caso italiano: dopo la”morte della patria”, restiamo uniti per convenienza e per abitudine, ma pochi sarebbero disposti a ripetere, con le parole di Paolo L. Pola, librettista di Donna Caritea Regina di Spagna di Saverio Mercadante, ”chi per la patria muor, vissuto è assai”.
Quanto ai valori universali, la maggioranza dei nostri connazionali, a differenza dei politologi e degli editorialisti dei grandi quotidiani, non vede in Putin il nuovo Hitler e non simpatizza per Zelensky. La crociata delle democrazie contro le autocrazie, a ragione o a torto, appare un mito pericoloso, che con Biden ha portato alle soglie della terza guerra mondiale e che, comunque, si traduce in un costo delle materie prime -fondamentali per le industrie di base – del 30% superiore a quello pagato dalla concorrenza americana.
Reductio ad Hitlerum
Già con Hitler, in Europa e negli Stati Uniti, i governi dovettero fronteggiare un’opinione pubblica pacifista e contraria a impegnare i popoli in altre guerre, dopo quella devastante del 1914/18. Oggi le autocrazie non sono simpatiche a nessuno e, per quanto riguarda quella russa, molti non esitano a ritenere che Mosca voglia risuscitare l’impero sovietico, ma sperano che l’America di Trump pieghi il Cremlino a più miti consigli. In ogni caso, pensare che qualcuno voglia morire per Kiev è porsi sul piano dell’irrealtà.
*Professore Emerito di Storia delle dottrine politiche Università degli Studi di Genova
(dal Il Giornale del Piemonte e della Liguria)