
Negli ultimi anni particolare interesse ha assunto, nel panorama degli studi sulla storia e sulla filosofia greche, Sparta, città antagonista di Atene quanto a costumi, credo, abitudini alimentari e soprattutto educazione dei giovanissimi che a sette anni venivano strappati alla famiglia e fatti vivere con coetanei ed educati alla guerra, al combattimento. Un vero e proprio servizio militare che durava fino all’età di sessant’anni. Si trattava di una devozione alle armi e alla difesa della propria terra. La terra dei propri avi. La prima guerra del Peloponneso durò quindici anni (460 al 445 a.C.), fu aspra e durò tanto proprio perché gli eserciti delle due coalizioni erano abituati a combattere. Alcuni di questi libri richiamano la visione del mondo degli Spartani (coloro che erano nati o vivevano a Sparta) e degli Spartiati (gli abitanti di Sparta che potevano vantare l’appartenenza e la discendenza dal gruppo etnico originale, i dori, che per primo occupò il territorio di Sparta e fondò la città). La società spartana era contraria all’innovazione o, quanto meno, se si apriva a qualche innovazione lo faceva nel rispetto assoluto dei principi basilari della propria visione del mondo. La società era militarizzata e lo Stato era considerato al primo posto, prima dell’individuo. A sovrintendere a tutto ciò c’erano gli spartiati che davano la propria impronta allo Stato e alla società.
Marco Scatarzi, uno degli autori del volume L’esempio di Sparta, fa il punto sulla necessità di prendere in esame gli insegnamenti di civiltà maggiori e, nel suo saggio illustra il mito che è stato una realtà, inserito in una visione del mondo, basato su una vita “semplice, dura e sobria: forgiava il carattere, osservava regole precise, mirava al costante superamento di sé”. Per gli autori del volume il senso di questo lavoro risiede nel riporre valori che di per sé rimandano a una ben specifica identità, a una visione del mondo, al rispetto degli avi e della Tradizione. Patria di Licurgo e dell’oplitismo, Sparta era fondata su un insieme di leggi e vantava straordinaria organizzazione statuale e divisione della società rigidamente in classi. Frutto di un’invenzione di Lacedemone, fondatore della città: dalla totalità organica fino alla dura educazione dell’Agoghé. Di fronte alla modernità, alla volontà di affermare il livellamento globalista, all’affermarsi del “pensiero debole” e alla negazione di tutto con la cancel culture, viene offerta da questo libro la visione di una “cultura delle origini” che indichi l’origine ma anche i valori fondanti e basilari delle istituzioni. Oltre il gran coraggio e l’amor di appartenenza a Sparta, è un libro che assume il senso di un breviario per la formazione di sé e la forza interiore la cui profondità fu dimostrata dai trecento guerrieri spartani che combatterono contro i persiani alle Termopili. Il dato che emerge in particolare è che Sparta era una città dedita principalmente alla cura e all’esercizio delle armi. Una città di “eguali” in senso di parità fra aristocratici, fra uomini simili, ma nello stesso tempo una città fondata sull’eugenetica, una selezione basata sulla perfezione fisica. Le rappresentazioni di Sparta sono state tante e Marcello Lupi nel suo ben documentato libro Sparta rimarca l’immagine che la città ha assunto nel tempo e come è stata rappresentata.
Sparta di Marcello Lupi è una ricostruzione della città dalla fondazione alla costituzione, dalle guerre messeniche all’affermarsi della Laconia, dallo sviluppo delle istituzioni politiche alla struttura economica fino alla costruzione della vita collettiva, dagli spartani in guerra alla crisi del IV secolo fino, infine, alla città romana. Un libro che osserva da vicino le abitudini degli spartani è proprio Gli spartani, di Andrew Bayliss, che analizza lo stile di vita, le modalità di convivere, le discipline e lo sport, le punizioni, l’educazione dei più giovani, la vita degli iloti, schiavi al servzio degli spartani e degli spartiati. Un interessante capitolo affronta il tema della ricezione nel mondo moderno dell’immagine di Sparta e degli spartani.
Per chi si interessa in particolare dell’educazione spartana, c’è l’ottimo libro di Sergio Valzania Brodo nero. Si trattava della minestra principale degli spartani fatta con carne di maiale mista a sanguinaccio famosa per la sgradevolezza del sapore. Ma imparare a gustare quella minestra significava non abbandonarsi mai ai piaceri della tavola ed essere sempre presenti a se stessi e pronti a evitare le mollezze della tavola. Il libro, tuttavia, ripropone brani della guerra del Peloponneso. Emerge chiaro il modo degli spartani di concepire la guerra.
AAVV, L’esempio di Sparta. Storia, eredità e mito di una Civiltà immortale, Passaggio al Bosco, pagg. 198, euro 15,00
Marcello Lupi, Sparta. Storia e rappresentazioni di una città greca, Carocci ed., pagg. 222, euro 17,00
Andrew J. Bayliss, Gli Spartani, il Mulino ed., pagg. 156, euro 15,00
Sergio Valzania, Brodo nero. Educazione spartana, Jouvence ed., 214, euro 16,00
Il mito di Sparta è consistente, la realtà molto meno. La sua gloria militare e politica fu assai breve e relativa.
Sparta è un po’ come la Troia di Omero. Meno leggendaria. Menelao (il marito lasciato dalla moglie Elena), che nell’Iliade non ci fa una gran figura, era peraltro re di Sparta.