L’amore per Constance Dowling
Tale passione sfocia nella relazione con Constance Dowling, attrice, poi considerata la causa scatenante del suicidio di Pavese. E’ pensando a lei, a come trattenerla in Italia dandole lavoro, che Pavese scrive, dopo quello di Fuga in Francia di Mario Soldati (1949), vari soggetti per il cinema, rimasti tali e poi riuniti, postumi, nel libro Il serpente e la colomba (Einaudi).
Antonioni direge “Le amiche”
Temi: corruzione tra borghesi, degrado delle provinciali, cupo destino della donna fatale, suicidio per amore. Quasi tutti non hanno un lieto fine, quindi non sono stati giudicati redditizi. Solo il romanzo Tre donne sole diverrà un film di un Michelangelo Antonioni ancora acerbo come regista: Le amiche (1955).
Giuseppe De Santis e Raf Vallone
L’importanza del cinema per Pavese è provata dalla compartecipazione, non accreditata, alla sceneggiatura di Riso amaro di Giuseppe De Santis (1949). Cuore del film, un western rurale con conflitti di classe, è il contrasto tra mondo contadino, sfruttato ma comunitario, e mondo urbano, seducente e suadente, ma ingannevole e corrotto.
I dialoghi del film sarebbero stati in parte opera di Pavese, col regista e coll’ex calciatore del Torino ed ex redattore dell’Unità, l’attore Raf Vallone, nativo di Tropea, 120 km da Brancaleone Calabro, dove Pavese era confinato tra 1935 e 1936.
Si parla di influenza di Pavese anche sulle scene del ballo di Silvana Mangano e del duello finale, tra Vallone e Vittorio Gassman, della redenzione della peccatrice (Doris Dowling, sorella di Constance), del suicidio del giglio infranto (Mangano). Regia e ritmo sono d’impronta americana, stile anni ’30 e ’40
Neorealista mai
Ritmo cinematografico e narrativa statunitensi sono dunque la cifra di Pavese, che solo forzatamente può essere condotto ai canoni del neorealismo. Se ne accorsero i critici di osservanza comunista, definendolo “neorealista per caso” e “decadente neo-dannunziano”, preferendogli ben presto altri autori, dopo averlo inizialmente esaltato.
Il confronto tra mondo contadino (violento, primigenio, ancestrale) delle Langhe, in cui lo scrittore vuole trasfigurare, per attingerne la vitalità piena, mitica, simbolica e reale al tempo stesso, e il freddo, razionale, formale, ideale/ideologico mondo progressista e urbano sta al fondo dell’opera di Pavese
Berto contro Toleno
Il tema della brutale vitalità contadina, evidente nei principali romanzi, come La luna e i falò, permea soprattutto Paesi tuoi (1941). Qui Berto, operaio di città, si confronta con Toleno, contadino roso da un eros incestuoso, e con un mondo agricolo dominato dai riti come regola della comunità.
Mito e violenza, ritmo e linguaggio evocano, oltre ai modelli americani, il D’Annunzio delle novelle e della prosa notturna. Il contrasto tra vitalità perduta e razionalità inappagante spiega in parte uno scrittore tanto legato al cinema.
“Il compagno” e “La bella estate”
Nella seconda metà del ‘900 e anche più di recente, ci si ispirerà ad altre sue pagine per il piccolo o il grande schermo: nel 1999 Il compagno diviene un film-tv di Francesco Maselli (1999); nel 2023 La bella estate diviene unn film di Laura Luchetti. Ma né il pubblico casalingo, né il pubblico delle sale presta la stessa attenzione che avevano ottenuto gli omonimi romanzi.
Pavese aveva forse lontane origini contadine, come tutti, ma faceva saldamente parte del ceto borghese, figlio di genitori di famiglie abbienti, padre cancelliere di tribunale, quello che va al Liceo Classico, poi si laurea, voga sul PO, ha amicizie di sinistra… Cioè è un radical-chic ante litteram… Il mondo contadino lo conosce durante le vacanze.
Pavese, ma anche Borges, è uno che vive poco, scrive molto (e pure bene), ma i suoi scritti non sono ‘vissuto’, ma ‘spremute’ di altri libri…