Complessità al bando
Questo approccio, amplificato dall’intrattenimento politicizzato, ha reso impossibile esprimere le complessità o, peggio, ha portato a evitare deliberatamente ogni tentativo di farlo. Non conviene più: né ai politici, né ai giornalisti.
Men che meno conviene a certi accademici, che da tempo si sono fatti custodi del “Bene”, chiudendo ogni accesso a voci critiche. Una casta che non stimola il confronto, ma si crogiola nell’autoreferenzialità, abbandonando ogni sforzo di ricerca, in favore del privilegio di appartenere al club.
Linguaggio sterile
Così, se il sistema si comporta e parla, il popolo segue e si schiera. Ma poco c’è da meravigliarsi. Pur di rendere tutto comprensibile a chiunque, abbiamo semplificato il linguaggio al punto da renderlo sterile. Un termine più complesso o un concetto meno immediato è sufficiente per scatenare la gogna mediatica, pronta a tagliarti fuori. Ma a farlo sono anche gli algoritmi, che in realtà non hanno colpa alcuna, se non quella degli esseri umani di averli nutriti con spazzatura quotidiana, che ormai è diventata il nostro “gusto”.
Eppure passerà
L’impoverimento del linguaggio non risparmia nulla: ogni ambito, ogni settore, ogni luogo ne è investito. Provare a virare nella direzione opposta condanna all’irrilevanza. Eppure credo che questa condizione sia solo temporanea. Quando qualcuno, dopo di noi, scaverà tra i resti di quest’epoca, per vedere come girava il mondo, forse qualche pensiero, qualche parola, qualche scritto saranno valsi il nostro tempo.