
“Puntoeacapo.Si mette un punto all’Occidente e si va a capo, come nube senza fissa dimora, in direzione estrema: l’Oriente.
A farci da guida è Byung-Chul Han, filosofo che ha cattedra all’Universität der Künste di Berlino, autore conosciuto al pubblico italiano grazie all’editore Nottetempo, in libreria adesso con un nuovo saggio: “Del vuoto, sulla cultura e filosofia dell’Estremo Oriente”.
Il vuoto, dunque. Destinato al lettore occidentale, questo libro è un invito a porsi in una prospettiva che rovescia millenni di filosofia o, più semplicemente, di mentalità.
Istruiti come siamo, Parmenide docet, a considerare l’Essere, che potremmo definire il Divino, come pienezza e il non-essere come non esistente – letteralmente niente, perché impensabile – abbiamo fatto perfezione della pienezza dell’Essere, mentre del vuoto, di contro, imperfezione.
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Byung-Chul Han propone interessanti esempi di questa contrapposizione tra Occidente e Oriente che spaziano dall’architettura, ai giardini, alla cucina, alla scrittura.
La Chiesa intesa come costruzione che accoglie i fedeli, rappresenta la casa di Dio chiusa e delimitata. La luce è spesso filtrata da vetrate dipinte che devono aiutare il fedele nel raccoglimento e nella preghiera; laddove il tempio buddista non delimita né contrappone l’aperto al chiuso, ha porte di carta di riso, tetti bassi – assai distanti dalla verticalità del gotico, per esempio.
I giardini in Giappone non hanno fiori e alberi, ma linee sinuose tracciate nella ghiaia. Anche la cucina racconta la filosofia di un popolo. Il pasto in Oriente non ha bisogno del coltello che taglia e separa, ma delle bacchette che raccolgono. Gli ingredienti più diversi vengono mischiati tra loro e presentati in una sequenza di pietanze.

Gli ideogrammi del cinese antico non hanno un significato univoco come le lettere delle lingue occidentali, ma assumono significato e funzione grammaticale, secondo la posizione che occupano.
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Già basterebbero alcuni titoli dei capitoli del saggio che scorre con la fluidità di ciò che racconta, a dare un’idea al lettore occidentale: «Non abitare da nessuna parte». «Gli spazi dell’ab-essenza». «Saluto e inchino». «Affabilità».
La storia nell’estremo Oriente non è lineare, bensì sferica. Tutto torna. Punto e a capo. (recensione integrale pubblicata su Libero, diretto da Mario Sechi)