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Nel film tv Leopardi – Il poeta dell’infinito di Sergio Rubini, in onda il 7 e 8 gennaio sulla Rai Tv, ore 21,30, la novità sarebbe un Leopardi (Leonardo Maltese) senza gobba e prestante.
Ma la gobba di Leopardi non è un dettaglio: è origine e simbolo della sua sofferenza, matrice della sua grandezza. E invece no: per rendere Leopardi seducente, niente gobba, anche se toglierla significa cancellare la chiave di volta della sua poetica, il motore che gli fa esplorare il dolore umano.
Tale “rimozione” riflette la nostra epoca: ossessionata dalla perfezione fisica, “photoshoppa” ogni imperfezione. Eppure la gobba di Leopardi è come il macigno nel mito di Sisifo: senza macigno, non c’è mito.
Leopardi definisce la sua epoca “secol superbo e sciocco”. Di un XXI secolo così prono all’estetica plastificata, che cosa direbbe?
Restituiamo a Leopardi la gobba. Non è zavorra: è spinta verso l’infinito.
Non era solo gobbo. Era un mostricciattolo malato che non arrivava a1,50 di altezza, che non si lavava e che tutti (non solo le donne) sfuggivano. Leopardi senza gravi limitazioni fisiche è come un uovo senza tuorlo…
Un’infamia lunga a morire ! Leopardi non aveva nessuna “gobba”, aveva una conformazione tra scapole e collo incassata rispetto alla norma :nè più nè meno come Andreotti .