Terzo e ultimo appuntamento con i consigli per i regali del periodo natalizio. Il peridodo natalizio, come noto, comincia nell’ultima settimana di novembre e finisce il 6 gennaio, giorno dell’Epifania. In base alle tradizioni locali e religiose i doni vengono consegnati il 6 dicembre, a Natale, o all’Epifania. I libri che suggeriamo questa volta sono per la settimana di gennaio, per chi è ritardatario, per chi sceglie la Befana piuttosto che Babbo Natale e per chi vuole semplicemente recuperare il tempo perduto. Quindi, ultima chiamata!!!
Il silenzio e l’eternità
Florian Illies (1971), storico dell’arte tedesco, ha pubblicato un libro sulla vita e sull’arte di Caspar David Friedrich (1774 – 1840), considerato il maggior esponente della corrente del romanticismo tedesco. Intitolato La magia del silenzio (Marsilio ed., pagg. 202; euro 19.00) Illies affronta la vita e l’opera dell’artista e la storia difficile e movimentata della sua opera e della sua arte. Il libro si apre con un viaggio in barca a vela da Rügen a Stralsund che Friedrich fece con la sposa Line nel 1818. Narra i sentimenti e i pensieri che attraversano il cuore e la mente dell’artista in un misto efficace di cose inventate e dettagli ricavati da scritti e lettere autobiografiche. Una narrazione resa vivida dal metodo di Illies di scrivere: aneddoti, schizzi, riflessioni e parti più approfondite sulla vita di Friedrich e i momenti difficili, la crisi del 1901, l’imbarazzante elogio da parte dei nazionalsocialisti. Friedrich era un nazionalista, un patriota, e le sue tele spesso lo dimostrano. Goethe definiva quel prototipo di tedesco “il nuovo tedesco religioso-patriottico”. Illies arricchisce la narrazione evocando sorprendenti connessioni fra un personaggio e l’altro, fra l’artista e gli ambienti culturali del tempo. Insomma, un profondo viaggio nel tempo.
I simboli e la religione
Rimanendo nell’ambito dell’arte non si può non consigliare un libro di René Gilles, Il simbolismo nell’arte religiosa (Arkeios ed., pagg. 368, euro 46,50) considerato un classico della materia, un manuale pratico che contiene gli elementi di base per comprendere il simbolismo. Passa in rassegna una sorta di alfabeto mistico che contempla segni operativi e speculativi, religiosi e magici. Parte dalla interpretazione dei segni nell’antico Egitto e nell’antica Grecia fino al Cristianesimo. Poi affronta il simbolismo e l’esoterismo di alcuni luoghi e di alcuni segni, il senso di alcuni portali, i simbolismi di confraterinte, collegi e corporazioni. Analizza il significato di Chartres e Notre Dame. Un intero capitolo è dedicato ai colori e ai loro significati e un altro tratta del simbolismo del costume. L’ultimo capitolo riguarda l’allegoria, l’Iconologia, le allegorie del parco di Versailles, l’allegoria nelle medaglie e il significato del berretto frigio della rivoluzione.
Insomma, una grammatica dei simboli che non solo si rivela utile per tutti ma che insegna un metodo non secondario nel consultare – e leggere – monumenti e segni religiosi o semplicemente artistici.
Dante e i Fedeli d’amore
Rimanendo nell’ambito del simbolismo, non si può dimenticare un libro edito qualche anno fa che non può mancare nella biblioteca di ogni uomo colto. Si tratta di un libro di Nuccio D’Anna, La sapienza nascosta di Dante. Linguaggio e simbolismo dei fedeli d’Amore, edito da Oaks (pagg.142, euro 12,00). E’ un libro che riserva più d’una sorpresa. Nuccio D’Anna è docente, si occupa da anni di simbolismo, dottrine spirituali, storia delle religioni, tutti temi sui quali ha pubblicato oltre venti opere. Questo libro dimostra come la cultura di Dante Alighieri sia tradizionale e quindi tutt’altro che laica come, con pasticci ideologici, alcuni personaggi della “cultura del nostro tempo” avrebbero voluto dimostrare. Non solo: ma come questa cultura fosse legata a una corrente esoterica come i Fedeli d’Amore (alla quale pare anche Dante abbia fatto parte). Che Dante fosse un tradizionalista (Eco e Sanguineti lo definirono “un reazionario”) è certo e le sue opere lo dimostrano. Non solo il De Monarchia ma anche il De vulgari eloquentia. Quest’ultimo, spiega D’Anna, è un trattato medievale “che non solo spiega alcuni aspetti della vita e del simbolismo di quel tempo, ma si strutturano essi stessi sul simbolismo e sul tipo di spiritualità presupposta da quel particolare tipo di sodalizio che legava i Fedeli d’Amore”.
Drieu La Rochelle e il teatro
Saggista, romanziere e poeta, Pierre Drieu La Rochelle si cimentò anche con il teatro e L’acqua fresca è stata una delle sue prove più convincenti. Il 19 maggio del 1931 fu rappresentata al teatro degli Champs-Elisées. Drieu fu soddisfatto, la rappresentazione ebbe successo sebbene non mancarono le critiche. Critiche sulla lunghezza dei testi, su alcune ripetizioni ma Drieu ha sempre dovuto affrontare le polemiche sia prima della guerra quando la decadenza lo spingeva su posizioni intransigenti sia dopo la sua morte, quando gli scrittori antifascisti attaccarono la sua memoria. La casa editrice Aspis ha dato alle stampe il testo di questa commedia per laprima volta tradotta in italiano. Commedia contro il materialismo e a favore dei sentimenti, l’amore innanzitutto. Infatti c’è in francese un’espressione che dice “vivere d’amore e d’acqua fresca” per dire “vivere con poco” o “un cuore e una capanna”. Eppure erano anni in cui la borghesia francese amava ben più il denaro. Era dato per scontato che “la sola e indispensabile condizione per fare un buon matrimonio è di mettere in prima linea il denaro, tenendo cura di considerare come oziosa e quindi pericolosa ogni altra considerazione”. Ansia sociale, condizioni economiche, realizzazione attraverso il lavoro, e matrimoni traditi di volta in volta. E’ il ritratto di una borghesia alla fine della corsa, al limite massimo. E la decadenza avanzava sempre più.