Eravamo fanciulli e tifosi di calcio quando facemmo conoscenza del portiere viola Franco Superchi in modo figurato, grazie alla mitica raccolta delle figurine Panini, televisivamente per via degli altrettanto mitici programmi rigidamente in bianco e nero, 90° Minuto, Campionato italiano di calcio un tempo di una partita in tv e la Domenica Sportiva. In tali contesti fummo colpiti dalla tenuta indossata dall’estremo difensore fiorentino e dal suo secondo, il fido Claudio Bandoni: maglia grigia e calzoncini neri; una novità per quell’epoca – fine anni Sessanta, inizi Settanta – visto che la maggior parte dei portieri indossava tenute totalmente nere.
Nella raccolta delle figurine Panini 1970-71 fece scalpore la tenuta di Enrico Albertosi, il portierone della nazionale e del Cagliari neo Campione d’Italia: maglia rossa e calzoncini neri. Per quanto fossimo invaghiti dello scudettato Cagliari di Gigi Riva, Franco Superchi, la Fiorentina, erano di casa nella nostra famiglia in quanto il papà di chi scrive, essendo innamorato di Firenze, tifava Viola.
Inizialmente Franco Superchi a noi personalmente non fece una buona impressione. Fra i mugugni paterni ricordiamo – se la memoria non ci tradisce – nel Campionato 1972-73 un Napoli-Fiorentina 3-0 con goal a raffica subiti da un Superchi non proprio impeccabile. La domanda, «Babbo ma quel portiere prende così tanti goal?» non ebbe risposta. Ci ricredemmo qualche mese dopo in un Milan-Fiorentina 2-0 dove, al di là del risultato, Franco Superchi fece delle grandi parate.
Proprio all’estremo difensore viola, autentica Bandiera della Fiorentina dal 1965 a 1976, lo storico Orlando Baroncelli dedica un libro dalle diverse peculiarità, appassionante, avvincente, ricco di aneddoti, dati e curiosità:
«Il volo di Superchi. La formidabile storia del portiere della Fiorentina Campione d’Italia 1968-69. I compagni, gli avversari», pubblicato da Udom Edizioni di Firenze.
Baroncelli, storico che ha scritto libri sulla resistenza toscana, pur essendo tifoso viola, non apologetizza la figura di Superchi, semplicemente la fa conoscere ai tifosi ed agli appassionati di calcio, non solo viola, dalla viva voce di colui che difese la porta fiorentina in un decennio che non fu avaro di successi, basti pensare allo Scudetto vinto nel 1968-69 sotto la guida tecnica del Petisso Bruno Pesaola.
Il libro non tralascia il Superchi che nel prosieguo dell’attività calcistica ha militato nel Verona (1976-80) e nella Roma (1980-84) del grande presidente Dino Viola dove, agli ordini di Nils Liedholm, fece da “chioccia” al portiere titolare Franco Tancredi vincendo, annata 1982-83, il suo secondo Scudetto.
A proposito di presidenti, impossibile dimenticare Nello Baglini, dal 1965 al 1971 massimo dirigente viola noto per la sua saggezza ed i suoi insegnamenti oseremmo affermare pedagogici in chiave strategica:
«Mai cedere un elemento di peso ad una squadra concorrente».
Nato nella romana Allumiere nel settembre 1944, incalzato dalle domande a raffica e stringenti di Baroncelli, “Ciocio” Superchi, mettendo al primo posto la famiglia, racconta il suo percorso calcistico denso di ricordi, soddisfazioni, delusioni, amarezze e traguardi mancati per poco. Basti pensare alla nazionale dove non riuscì a disputare alcuna partita pur facendone parte, seppur per un brevissimo periodo. Era chiuso da due portieroni come Albertosi e Zoff che, tra l’altro, si alternavano in base alle esigenze dell’allora CT Ferruccio Valcareggi, un altro grande di quel calcio.
Da storico rigoroso, Baroncelli, oltre a far parlare Superchi ed alcuni suoi compagni di squadra, correttamente e cavallerescamente dà la parola anche agli avversari; un’opera storica acquisisce valore quando si dà la parola anche alla parte avversa.
A partire da Superchi, tutti gli intervistati, oltre che ricordare, schiettamente dispensano elogi e critiche a colleghi ed allenatori. Ciò forse farà storcere il naso a quei buonisti che, irreggimentati dal politically correct, impongono linguaggi e comportamenti prettamente conformisti per i quali bisogna essere sobri, istituzionali, perbenisti. Il libro capovolge siffatte banalità in quanto Superchi non ha alcun timore ad affermare chi, a suo giudizio, sia stato il migliore fra Albertosi e Zoff arrivando perfino a denunciare lo scippo di alcuni Scudetti. Quindi, niente elogi mentiti e battimani convenzionali, ma solo schiettezza e sincerità. E non poteva essere altrimenti, visto che il volume intercala alcune acute ed argute analisi dell’epoca di Gianni Brera, autentica Enciclopedia del Calcio Italiano, un personaggio che non a caso diceva pane al pane vino al vino.
Un libro che parla non solo della Fiorentina, ma anche di uomini e squadre che ebbero modo di misurarsi in quell’epoca che a noi piace definire del Calcio che fu e che oggi purtroppo non c’è più dove, per dirla con Bonimba Boninsegna – un dei vari “mostri” intervistati – i calciatori, rispetto alla moderna «vetrina che non mi piace», erano «più veri, genuini, ruspanti».
Un libro che farà rivivere ai “nostalgici” un’epoca di cui si sono perse le tracce, ma che si raccomanda soprattutto alle nuove generazioni di tifosi e calciatori succubi della cybernetic society dalla velocità smisurata che impedisce l’ascolto ed il soffermarsi a meditare, affinché appendano e capiscano cosa significava essere amici, essere famiglia all’interno e al di fuori di un campo di calcio.
Orlando Baroncelli, «Il volo di Superchi. La formidabile storia del portiere della Fiorentina Campione d’Italia 1968-69. I compagni, gli avversari», Edizioni Udom (per acquistare il volume https://www.ibs.it/volo-di-superchi-formidabile-storia-libro-orlando-baroncelli/e/9788894772197)