Una notte a New York di Christy Hall (in originale Daddio, all’incirca Babbo) è tutto un dialogo tra autista e passeggero su un taxi. Nella sua autentica genealogia, che è extra-automobilistica, affiora Breve incontro di David Lean (1945). Infatti non siamo dalle parti di Taxi Driver di Martin Scorsese (1976), né di Collateral di Michael Mann (2004).
Il personaggio di Sean Penn è un autista colto (ce ne sono); Dakota Johnson è un’informatica, giovane e nubile, ferita da un’infanzia amara e da tempo legata a un uomo sposato con figli, assiduo, ma ancor più sboccato – via whatsapp – del taxista. Seduto lui davanti, lei dietro, i due confrontano tenaci solitudini, temperate da effimere compagnie.
Una notte a NewYork è scritto molto bene dalla stessa regista, che ha presente la lezione di David Mamet. Grande teatro, quindi, riversato su grande schermo. in un film da vedere per chi ha sensibilità. A chi conosca il percorso dall’aeroporto Kennedy fino all’isola di Manhattan, che dura quanto il film, tornerà in mente Il falò delle vanità di Brian De Palma (1990), coi rischi di prendere, col buio, lo svincolo sbagliato.
Formidabile prova di attori e di direzione della fotografia (di Phedon Papamichael), Un notte a New York si giova di un soggetto tradizionale e di una sceneggiatura non innovativa, ma solida: è tra i rari film della settimana cui rivolgersi se si vuol vedere un film, non soltanto andare al cinema in mancanza di meglio.
Una notte a New York (Daddio) di Christy Hall, con Sean Penn, Dakota Johnson, 101′
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