Continuano i consigli per regali natalizi rivoluzionari: i libri. Regali da fare a sé stessi e da mettere sotto l’albero per amici e parenti.
Appartenere è essere
Nella prima ricognizione abbiamo parlato dell’Origine e un’opera che implicitamente tiene conto dell’origine è il libro Elogio dell’appartenenza di Roberto Pecchioli (Passaggio al bosco, pagg. 308, euro 16.00). Al tempo della globalizzazione il senso dell’identità, della comunità e dell’amor di patria continua a farsi sentire e anzi, in alcune comunità, è una visione che continua a crescere. Chi ha una storia e sa da dove proviene appartiene a una comunità, a un “Noi” che, tassello dopo tassello, ha dato il proprio contributo alla nascita e allo sviluppo di una civiltà. Quindi frutto del genio di quanti hanno contribuito al bene comune col proprio lavoro, con il proprio credo. Tutto questo si chiama Tradizione e l’appartenenza costituisce un insieme di valori e realtà che è un patrimonio perenne, espressione vitale di un territorio che si definisce Patria, abitato da una comunità organica. Non solo: la postmodernità scioglie l’identità e le caratteristiche di un popolo nel calderone multiculturale attraverso l’omologazione globale, imponendo l’uniformità, la cancellazione dei popoli, la distruzione del sacro e della tradizione. A queste condizioni si aggiunga l’immigrazione selvaggia, la denatalità, la sovversione degli equilibri sociali e svendite e privatizzazioni, corruzione e iniziative contronatura (aborto, affitto dell’utero, transumanesimo ecc.), contribuiscono a destabilizzare le comunità. Pecchioli parte dai concetti di appartenenza e analizza la condizione postmoderna rimarcando la necessità di riaffermare la nostra identità e le radici della nostra visione del mondo. Urge riaffermare la propria origine e l’armonia del comune sentire. Risvegliare l’orgoglio dell’appartenenza a un popolo, a una terra e a un comune destino.
Dalla parte degli animali e della natura
Dal rilancio dell’appartenenza alla tutela degli animali e della natura. Savitri Devi, intellettuale controversa, di origine greca, convertita all’induismo, scrisse, fra gli altri, un libro in difesa degli animali e della natura (Accusa all’uomo, Thule Italia ed., pagg. 202, euro 28,00) assumendo una posizione critica contro l’antropocentrismo (l’ideologia che tende a dare rilievo soprattutto all’uomo), la distruzione della natura da parte dell’uomo, per la visione del mondo “estetica e biocentrica, totalmente opposta a quella utilitaristica e antropocentrica, che è accettata quasi ovunque”. Il libro si snoda partendo da un’analisi delle ideologie utilitaristiche che pongono l’uomo al centro dell’universo per passare ad altri aspetti del rapporto con la natura e con il vivente (affrontando anche la sperimentazione scientifica sugli animali), fino a culminare in un capitolo che tratta dei “diritti delle piante”. Un libro che offre una lettura della natura e degli animali innovativa per gli anni in cui il libro fu pubblicato (la fine degli anni Quaranta) ma che si inserisce in filoni di opinione e ricerca ben presenti nel dibattito corrente.
La grande finanza e l’Occidente
Dalla polemica sul vivente alla schiavitù dell’uomo sull’uomo che si compie con la dittatura economica e finanziaria. Lo spiega, con un ampio excursus storico, Marco Rossi, studioso di storia e di economia che ha pubblicato un volume interessante su questo tema: La grande finanza e l’Occidente. I retroscena d’una guerra sconosciuta (Edizioni Arya, pagg. 223, euro 25,00). La ricerca di Rossi parte dal Seicento, quando l’alta finanza cominciò a svolgere un ruolo utile per alcuni gruppi di potere o, comunque, per piccoli sodalizi di persone. Un excursus che con chiarezza inquadra la dinamica storica fino al 1945, momento in cui, attraverso la “normalizzazione” dell’Occidente da parte degli Usa cominciarono a organizzarsi le strutture finanziarie internazionali in parallelo al mondo comunista e a quello liberale-liberista che sfocia nell’organizzazione transnazionale delle élite occidentali per tutelare i propri spazi e le proprie attività. Seguono poi la guerra fredda e gli interventi in Asia e in Europa da parte degli “alleati” statunitensi. Nell’ultima parte è analizzato il periodo 1989-2022. Quindi viene affrontato il periodo in cui si registrò il crollo del comunismo, la classe dominante globale e la crisi del 2008, per non parlare del periodo in cui è conclamata la manifestazione dell’Europa: da padrone del mondo a padrone dell’Occidente. Una storia senza esclusione di colpi, compreso il tentativo di introdurre il Great Reset proposto dal Forum di Davos. Sono ben descritte le tappe di una lotta fra la grande finanza e chi si oppone al predominio del capitalismo finanziario sulle società europee e nordamericane.
Il femminismo è morto. Viva la donna!
La donna è sempre al centro di dibattiti e polemiche. Due libri controcorrente chiariscono come le posizioni femministe sono errate e soprattutto che la donna riluce di luce propria senza che ci sia bisogno di difese d’ufficio o di “quote rosa”.
Il primo è di Mario Polia, La donna romana. Mater et sacerdos (Cinabro edizioni, pagg. 364, euro 25,00) e illustra non solo la condizione della donna ma anche il rapporto fra la donna e il sacro nella Roma delle origini. Nell’antica Roma la donna ricopriva grande importanza che si basava sulla funzione sacerdotale (il collegio delle vergini di Vesta, la più alta espressione di sacerdozio romano), e anche la funzione materna, presente in ogni casa romana. Mediatrice e custode del fuoco sacro, la donna svolgeva ruoli di spicco, fondamentali per il rapporto quotidiano fra uomo e dei. La riflessione sulla figura della donna, soprattutto madre e sacerdotessa, può aiutare a comprendere la sapienza del passato per capire il presente. Come spiega Polia nelle prime pagine, quando si parla di “origini” non si parla solo del periodo arcaico e tardo-arcaico, prima della fondazione di Roma ma si fa riferimento alla conservazione nel periodo storico di quella parte del periodo originario del mos maiorum e dal corpus mitico.
L’altro libro è Donne svegliatevi! (Passaggio al bosco ed., pagg. 105, euro 12.00; prefazione di Simone Pillon), di Anne Trewby e Iseul Turan, entrambe fondatrici ed esponenti del movimento femminile di opinione Antigones. Le due intellettuali attaccano senza mezzi termini il femminismo. “Per farla finita con le menzogne femministe” è il sottotitolo. Un pamphlet scritto con un ritmo serrato, con analisi molto razionali, con l’interpretazione del movimento femminista come catalizzatore di ulteriori costrizioni. Le due intellettuali indicano in questa opera una via d’uscita dalla modernità e un attacco senza mezzi termini alla “tirannia dei diritti” dietro l’esortazione “E’ giunta l’ora di crescere!”.
I Tiger e la guerra
Cambiamo registro. Per chi fosse appassionato di polemologia, la scienza della guerra, davvero utile è il libro curato da Wilhelm Fey, I Tiger (Italia Storica ed., pagg. 301, euro 29,00). Si tratta di un interessante libro di guerra che contiene i diari di due carristi tedeschi, Ernst Streng e Heinz Trautmann che combatterono in un teatro di guerra abbastanza ampio: nel periodo 1943-1944 in Russia, nel 1944 in Normandia, nel 1945 in Germania, compresa la difesa di Berlino. Il volume è ricco di illustrazioni che meglio spiegano la guerra sul terreno e consentono di vedere i Tiger e i militari di cui si parla nel libro. Protagonisti non sono la storia o la politica, la strategia o la tattica ma l’equipaggio di un carro armato che combatte sempre in prima linea con tutti i rischi e pericoli che questo comporta. Un vivido affresco del conflitto mondiale visto non nei documentari ma vista davanti a sé. Una serie di esperienze che di certo hanno influito nel modo di concepire e fare la guerra. E non solo in quell’equipaggio.