“Così è anche la vita. Ricordati che è quando sei forte, potente, quando pensi di essere realizzato, che devi provare comprensione e magnanimità per coloro che sono stati meno forti e potenti, perché da lì potrai solo scendere e forse cadere e se ti troverai nel buio dove tutto sembra crollare, quando ti senti vinto e infelice, ebbene da lì potrai solo risalire e la generosità degli altri ti sarà di sicuro aiuto!”
Il solstizio d’inverno (astronomico) quest’anno si realizza alle ore 10.21 di sabato 21 dicembre, siamo giunti quindi alla notte più lunga dell’anno, alla lotta fra Luce e Buio che ogni anno si ripete e sempre ci affascina. I nostri avi sottolineavano con forza questi momenti di passaggio, perché simbolici, che uniscono, mettono insieme e, per estensione, potremmo dire fanno comprendere (prendere dentro di noi), il significato di questi simboli.
“Quando sembra che tutto sia perduto, che l’Oscurità stia vincendo, che non ci sia nessuna possibilità di uscita, ecco che la Luce, partendo da una piccola fiammella riprende vigore, vita e lentamente comincia a crescere fino alla vittoria finale del solstizio d’estate. Allo stesso modo quando tutto sembra realizzato, quando la vittoria ormai è scontata e certa, ecco che comincia la caduta, ecco che la Luce lentamente comincia a ritirarsi e il trascorrere dell’anno ci porterà fino al grande Buio del Solstizio d’inverno”. E poi continuavano sorridendo e guardandoti con i loro occhi luminosi che molte cose avevano già visto: “Così è anche la vita. Ricordati che è quando sei forte, potente, quando pensi di essere realizzato, che devi provare comprensione e magnanimità per coloro che sono stati meno forti e potenti, perché da lì potrai solo scendere e forse cadere e se ti troverai nel buio dove tutto sembra crollare, quando ti senti vinto e infelice, ebbene da lì potrai solo risalire e la generosità degli altri ti sarà di sicuro aiuto!”
Simboli, insegnamenti immagini che ci parlano al cuore, come il Gallo e Tartaruga, la raffigurazione forse più nota del mosaico teodoriano dell’aula nord della Basilica di Aquileia che rappresenta la lotta tra il gallo – la Luce – e la Tartaruga – la Tenebra.
Il volatile, con le sue piume arruffate, sta per attaccare la tartaruga, timorosamente rintanata nel suo guscio. In questa immagine potremmo scorgere lo spirito indomito di coloro che non si arrendono alla vittoria dell’Oscurità. Entrambi però sono simboli molto interessanti: la Tartaruga viaggia sempre con la sua casa appresso e nell’oscurità di questa si rifugia. Va in letargo sottoterra dove regnano i morti, ma da dove anche risorge la vita con la nuova stagione. Su di essa poi sono tracciate immagini che ci possono far riflettere perché richiamano il trascorre del tempo; infatti sul guscio di una Tartaruga potremo scorgere tredici forme più grandi che i nativi americani associavano alle tredici lune piene dell’anno e ventotto forme più piccole (che si susseguono lungo il perimetro del guscio) che rappresenterebbero i ventotto giorni del calendario lunare.
Il suo antagonista è l’araldo del Sole.
Pitagora scriveva: ”Nutrite il gallo e non immolatelo, perché è consacrato al Sole e alla Luna”.
Si diceva che fosse sacro anche a Latona, perché le era accanto mentre stava partorendo Apollo e la sorella Artemide e siccome aveva assistito alla nascita di colei che venne assimilata alla Luna, diventò attributo non soltanto di Apollo, ma anche di tutte le Dee lunari, cui alludeva la sua coda a forma di falce.
I Britanni si rifiutavano di mangiare carne di gallo e di tutti i volatili della sua specie “per il rispetto al Sole autore di nascita e di vita”.
Proclo Licio Diadoco, una delle ultime grandi voci della filosofia greca diceva: “Non vi è niente qui sulla terra di più solare del gallo e, a quanto dicono, persino il leone indietreggia davanti a lui”.
Plinio il Vecchio, dei galli diceva che “sentono il desiderio di gloria queste sentinelle notturne, che la natura ha creato per richiamare gli uomini al lavoro e interrompere il sonno. Conoscono le Costellazioni e sono capaci di distinguere col canto, durante lo spazio della giornata, periodi di tre ore ciascuno. Vanno a dormire con il tramonto del sole e al quarto turno di guardia (i turni di guardia notturna, detti vigiliae, erano quattro, la loro durata variava a seconda delle stagioni), cantano a squarciagola.
L’ultimo turno era quello che preludeva al sorgere del sole, ed ancora oggi un attimo prima che questo avvenga i galli richiamano gli uomini alle loro occupazioni e alle loro fatiche . . . I galli camminano con la testa alta e la cresta eretta e sono gli unici uccelli a guardare spesso il cielo, alzando verso l’alto anche la coda, ricurva come una falce. Così provocano terrore anche nei leoni, le più coraggiose tra le fiere”.
In Oriente il suo aspetto simboleggiava le cinque Virtù: con la cresta che lo faceva assomigliare a un Mandarino; il valore militare per gli acuminati speroni; il coraggio grazie alla sua combattività; la bontà per la sua generosità nello spartire il cibo con galline e pulcini; infine la fiducia per la precisione e la sicurezza con cui annuncia il sorgere del sole.
Alfredo Cattabiani con il suo “Volario” ci ha aiutato a tracciare queste immagini, a dare volto alle emozioni di una notte sicuramente speciale, che da sempre spingono gli esseri umani alla riflessione e alla Ricerca di Sé.
Scriveva 5 anni fa Marcello Veneziani, proprio in questo giorno:
“La tradizione è una bussola, e la bussola in sé non garantisce né il buon tempo, né la buona navigazione e nemmeno la certezza del buon approdo. Ma ci fa conoscere dove siamo, ci pone in relazione col mondo, ci fa sapere di più sulla nostra provenienza e ci aiuta a navigare in vista della nostra destinazione. E, diminuendo i rischi del naufragio, dà una preziosa risorsa per destreggiarsi tra i flutti, le correnti e le maree.
Il mare continua a blandire o a minacciare, rischia di sommergere, di capovolgere l’imbarcazione o disperderci, ma è importante sapere che si sta seguendo una rotta. Il bandolo della matassa è nelle mani degli dei. Ma a propiziarla, la dea della Tradizione srotola il gomitolo e tende il suo filo per orientare nei labirinti.”
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