Le opere di Lawrence Osborne traboccano di tipi umani come quelli descritti in questo romanzo, “expat” di mezz’età privi di radici e ideali che tirano a campare tra la vita comoda nei Paesi tropicali e il disorientamento dell’uomo occidentale di fronte a fenomeni culturali, politici, storici e di costume che non capiscono. Qui Adrian Gyle, giornalista inglese cinquantenne, oscuro e imbolsito, che vive da anni a Hong Kong e segue con una certa simpatia, ma senza particolare trasporto, le rivolte anticinesi degli studenti nel 2019-2020. Ma l’uomo bianco beneducato, istruito, progressista e democratico, sembra voler dire Osborne, non può più dare lezioni di vita a nessuno. Soprattutto perché al di fuori della “comfort zone” occidentale non capisce il mondo che lo circonda, non è in grado di interpretare gli aneliti vitalistici degli altri popoli che non sono passati attraverso la rivoluzione industriale, la democrazia parlamentare, la tolleranza, il pluralismo. E che oggi si fanno beffe della cultura “woke” e del nostro pensiero debole. Consigliato a chi ancora si illude della superiorità dell’Occidente.
Lawrence Osborne, Java Road, Adelphi, 2023